La serie dà, la serie toglie. Consigli (inutili) per “seriedipendenti”
Se Hollywood ci ha colonizzato l’inconscio, come diceva Wim Wenders, Netflix & co. ci stanno colonizzando il tempo di vita. E ora la nostra patologia di “seriedipendenti” ha anche una definizione clinica: binge watching, disturbo compulsivo del telespettatore sfrenato, di norma notturno. Disintossicarsi è possibile? Qualche consiglio per i tele-junkies a oltranza…
Che bellezza, adesso la nostra patologia di “seriedipendenti” ha anche una definizione clinica: siamo affetti da binge watching, inteso come disturbo compulsivo del telespettatore sfrenato, di norma notturno.
La serie schiavizza, per definizione. Ma il vero piacere è sorbire un’intera stagione tutta d’un fiato, in barba al sonno negletto, dicendo ciao ciao allo schermo giusto prima dell’alba, puntuali come Nosferatu. Se Hollywood ci ha colonizzato l’inconscio, come diceva Wim Wenders, Netflix & co. ci stanno colonizzando il tempo di vita.
Disintossicarsi è possibile? Qualche (paradossale) consiglio per i tele-junkies a oltranza.
1) Prendere nota : l’assuefazione alle serie tv fa ingrassare. Togli le ragnatele alla bilancia di casa e pesati regolarmente dopo l’assunzione notturna di un’intera stagione. Il breve intervallo della sigla, tra una puntata e l’altra, è diabolicamente concepito per incentivare le spedizioni-lampo al frigorifero, a caccia di qualunque cosa si possa ingurgitare senza spreco di tempo. Non c’è dieta che tenga. È più o meno l’effetto-canna, moltiplicato dall’insonnia. Il binge watcher, tra un po’, si riconoscerà dai rivestimenti adiposi.
2) Evita il cinema, come la peste. Qualsiasi film di durata e di qualità ordinaria ti ricaccerà, è giocoforza, nel grembo delle ben più nutrienti e gratificanti “maratone” tv. Conosco teletossici che scappano dalle sale prima della parola “fine”, per correre a casa col dito bramoso di mouse. Il vero vizioso diserta lo schermo tv. Non c’è gara, se chi scrive e chi filma dispone di 50 minuti moltiplicati per 8 (episodi). Il Gotha degli sceneggiatori da un pezzo è passato armi e bagagli nel libro paga delle piattaforme digitali, le sole che hanno quattrini da buttare. E ogni stagione ha (avrebbe, non sempre il miracolo si verifica) il mandato di crescere, per qualità. Pena la cancellazione. Vogliamo azzardare confronti con lo standard dei sequel e dei prequel del cinema-cinema ?
3) Riscopri i libri. Leggere, per strano che suoni, è l’unica alternativa valida alla dipendenza dalla serialità tv. Per questo i saggi campioni del “best seller”da milioni di copie si astengono da opere sotto le 500 pagine. Da bravi commercianti di emozioni, sanno benissimo che la full immersion nella pagina scritta deve essere competitiva. Statisticamente, il lettore notturno dorme prima e si addormenta meglio del “tossico”spettatore tv. Il libro di solito è più nutriente, agli effetti della buona salute cerebrale. Naturalmente, dipende dai libri. Nel dubbio, i soliti noti “mattoni”, Proust, Dickens, Cervantes, Tolstoj e Dostojevskij, sono pur sempre ottime, e ponderose, alternative.
4) Ricorda che l’ingordigia televisiva è fonte di insonnia, in via permanente. Secondo uno studio Usa pubblicato dal Journal of Clinical Sleep Medicine la bulimia dello spettatore seriale tv comporta un 98 % in più di disturbi del sonno. Divorare 8 episodi in un’unica seduta notturna è croce e delizia, se ci siete passati. Ma se ti è dato vedere “come va a finire”, dopo tanti calibrati colpi di scena, perché limitarsi? Il punto è che l’indomani, se non sei un supereroe, sei una larva inservibile.
5) Sfiancarsi durante il giorno è una buona ricetta. Limita la resistenza fisica e riduce la capacità di attenzione. È una battaglia dall’esito dubbio, perché il seriedipendente piuttosto di mollare si metterebbe gli stecchini alle palpebre come il Malcolm McDowell di Arancia Meccanica. Ma è chiaro, perfino a noi forzati dell’abbuffata notturna, che non è salutare. Leggende metropolitane riferiscono di soggetti che sono riusciti a spezzare la maratona in due se non addirittura tre tappe. Io non ci credo.
6) Non ascoltare gli amici. Ognuno di loro ha una bruciante passione, ma per consumare tutto quello che ti suggeriscono non basterebbe una vita. Si va dalle serie “pioniere” alle più frequentate, ognuno ha i suoi “must”. Se non hai mai visto Il trono di spade (o roba consimile di durata biblica), e devi recuperare il pregresso, sei fritto. Ed è socialmente indecoroso confessare di aver saltato questa o quella serie di culto. È come con le figurine del tempo che fu : “Ce l’ho, ce l’ho, mi manca..” Se non “ce l’hai”, perdi punti.
7) Resiste, ancora, l’alternativa del sesso notturno ? Non credo. L’assuefazione ai “tempi lunghi” tv è meno impegnativa e più totalizzante, risparmia fiato e di rado riserva scacchi cocenti. Ti è fedele, se sei fedele. Ha milioni di amanti, ma non ti mette le corna. Non ti fa sudare. Pretende partecipazione, anche entusiasta, ma muta. O rumorosa, a piacere. È un viaggio “in solitaria”. Mi astengo dai paragoni.
8) L’ultima spiaggia: spegni tutto, dissociati, ferma il mondo e scendi. Inutile bussare alle vecchie ideologie e chiamare in soccorso le rivolte antimperialiste di ieri. Anche se, contro lo strapotere dei colossi digitali, farebbero al caso. Promuovi una generale moratoria della tv, e cominciala in proprio. È un’idea sbocciata e prontamente sepolta qualche anno fa, partita dall’Inghilterra, mi pare. Un’utopia. Ossia una specie da tutelare, da salvaguardare dall’estinzione. All’ultima Biennale Arte il Padiglione Ungherese è un SOS contro la fine delle utopie. Più necessarie oggi che mai. Prima o poi, riusciremo a spezzare le nostre catene. Anche quelle che deliziano le nostre nottate.
Teresa Marchesi
Giornalista, critica cinematografica e regista. Ha seguito per 27 anni come Inviato Speciale i grandi eventi di cinema e musica per il Tg3 Rai. Come regista ha diretto due documentari, "Effedià- Sulla mia cattiva strada", su Fabrizio De André, premiato con un Nastro d'Argento speciale e "Pivano Blues", su Fernanda Pivano, presentato in selezione ufficiale alla Mostra di Venezia e premiato come miglior film dalla Giuria del Biografilm Festival.
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