“Little Sister”, quattro sorelle e un funerale
Un ritratto di famiglia al femminile, struggente e poetico, nel nuovo lavoro del giapponese Hirokazu Kore-eda, tratto dal popolare manga di Akimi Yoshida. Una storia di “sorellanza” inedita e fuori dalle convenzioni. Il primo grande film del 2016!
Sachi, Yoshino e Chika sono tre sorelle, giovani donne con caratteri diversi che vivono insieme a Kamakura, un piccolo centro sul mare. Alla morte del padre lontano, colpito da una lunga malattia, durante il suo funerale le tre ragazze fanno la conoscenza di Suzu: 15 anni, la più piccola della famiglia, nata dal secondo matrimonio del genitore e rimasta sola. Le tre decidono di invitarla a vivere con loro: questo rapporto, la nascita di una nuova sorellanza, è la sostanza del film.
È uscito nelle sale italiane l’1 gennaio Little Sister di Hirokazu Kore-eda, pellicola tratta dal manga di Akimi Yoshida, dopo la presentazione al Festival di Cannes e con il titolo internazionale (ma l’originale, sia del manga che del film, è più potente ed evocativo: Umimachi Diary, Diario di una città di mare).
Il regista giapponese, dopo il precedente Father and Son del 2013, torna a raccontare la famiglia disfunzionale: dinanzi all’impossibilità di creare un nucleo tradizionale, contro i colpi ricevuti dalla vita (la morte di un padre, l’assenza di una madre) Sachi, Yoshino e Chika hanno deciso di comporre una famiglia propria, tutte donne e tutte sorelle.
È un’ipotesi alternativa all’albero genealogico verticale, una possibilità di unione inedita e non facile da sviluppare: il rapporto con Suzu si costruisce gradualmente tra slanci e incomprensioni, non esteriori ma interiori, perché sull’adolescente pesa la “colpa incolpevole” di essere frutto di un secondo matrimonio, che ha portato alla dissoluzione del primo.
Kore-eda, nell’adattare il testo del popolare manga, applica nuovamente la sua strategia peculiare: riprendere il quotidiano attraverso situazioni minime e gesti reiterati, inquadrare la routine di ogni giorno senza eventi eccezionali (le ragazze cucinano, parlano, lavorano), fingere che nulla accada mentre accade la vita. Il fulcro del suo cinema, del resto, è la narrazione dei “movimenti del cuore”, capaci di squarciare il velo della formalità delle immagini: così, all’improvviso, ecco il confronto tra sorelle in cucina, la maggiore e la minore che si “scusa” con l’altra per la colpa genealogica di cui è incolpevole. Oppure la ripresa delle urla sulla collina dove – con un geniale slittamento – apprendiamo che non solo il padre, ma anche la madre è un macigno pesante nel cuore di Sozu.
Come in Still Walking del 2008, anche qui la morte fa parte della vita ed è premessa del racconto: il padre, già scomparso all’inizio, resta protagonista assente citato, ricordato, storicizzato dalle ragazze. Proprio la rievocazione della sua figura, una volta sconfitto il dolore interiore, avvicinerà le anime delle donne. Allo stesso tempo c’è un’altra figura che scompare, una signora vicina alla famiglia e gravemente malata, che nel corso della storia si dissolve rispecchiandosi nel padre: la fine è sempre presente, qualcosa di cui tenere conto.
Il cineasta rovescia le famiglie tradizionali di Ozu: se da una parte Little Sister omaggia capolavori come Viaggio a Tokyo e Tarda primavera, ricostruendo le stesse inquadrature in campo medio del maestro giapponese, dall’altra ne costituisce la continuazione e il ribaltamento. Oggi le famiglie sono diverse, diversa la loro composizione e i dilemmi, altri i dolori e i superamenti.
È possibile avere una nuova sorella? Per Kore-eda la risposta è sì. La sorellanza di Sozu può allora iniziare, come dimostra la sequenza struggente in cui col segno sul muro si misura l’altezza della ragazza, decretando un legame avvenuto, una nuova sorella che arriva a 15 anni. Splendide riprese, come il passaggio nel tunnel dei ciliegi, lacrime in agguato costanti, particolari impercettibili che crescono oltre lo schermo: schiacciato da Checco Zalone, uscito lo stesso giorno, una lezione di cinema che apre mirabilmente il 2016. Il primo grande film di quest’anno!
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