A volte ritornano, magari ricchi e spietati. “Il conte di Montecristo” di Bille August su Rai1
In onda su Rai1 dal 13 gennaio la nuova serie dal classico di Alexandre Dumas: “Il conte di Montecristo” firmato da Bille August e presentato alla scorsa Festa di Roma. Otto episodi – con la sceneggiatura di Sandro Petraglia, Lorenzo Bagnatori, Eleonora Bordi, Michela Straniero – per raccontare l’ingiustizia subita e la vendetta di questo personaggio col quale Dumas ha anticipato quasi due secoli fa molti anti-eroi degli action movie, quelli che vengono traditi dalle istituzioni o dagli amici e poi si vendicano aspramente. Sam Caflin nei panni del protagonista forse, rispetto a precedenti illustri, non ha la voluttà sensuale di un Depardieu …
A volte ritornano, magari ricchi e spietati. Come Il conte di Montecristo, l’indimenticabile eroe che non perdona del romanzo di Alexandre Dumas, la cui nuova versione cinematografica approda a puntate su Rai1 nel 2025. La firma Bille August, regista danese dalla mano rodata nel girare grandi epopee letterarie dai classici (I Miserabili di Victor Hugo) a romanzi più moderni (La casa degli spiriti di Isabel Allende). E la dimostra anche qui arieggiando le ambientazioni claustrofobiche della lunga prigionia di Edmond Dantés con suggestive panoramiche sul mare aperto e scorci di natura selvaggia.
L’acqua, o meglio la forma dell’acqua, è un elemento chiave del racconto per immagini: tutto si apre con una tempesta, metafora del destino tumultuoso del protagonista. Dantés (interpretato da Sam Caflin) è un giovane marinaio marsigliese che viene promosso al comando dal capitano morente. La nomina scatena l’invidia del collega Danglars, che troverà in Fernand – rivale in amore di Edmond – il complice giusto per farlo accusare di tradimento per simpatie bonapartiste.
Una congiura perfetta, chiusa a triangolo dal sostituto procuratore Villefort a Marsiglia che, per salvarsi la carriera, condanna senza appello lo sventurato giovane. Strappato per di più all’amore della sua vita, Mercedes, proprio mentre stava festeggiando il fidanzamento, Dantés si ritrova nelle carceri del Castello d’If, sperduto in mezzo al mare.
Saranno dieci anni bui e disperati quando un deus ex machina giunge dalla cella accanto per salvarlo: è l’abate Faria, anziano ed erudito detenuto politico, che sta scavando un cunicolo per fuggire. Passeranno altri anni insieme, in cui l’abate – interpretato con umanità paterna da Jeremy Irons – prepara l’ex marinaio a trasformarsi nel ricco gentiluomo che tornerà in società. L’ultima eredità dell’abate è una mappa di un immenso tesoro con il quale Edmond potrà completare la sua trasformazione, una volta evaso dalla prigione, e compiere la sua vendetta finale contro i tre che hanno rovinato i migliori anni della sua vita.
Dumas ha anticipato quasi due secoli fa molti anti-eroi degli action movie, quelli che vengono traditi dalle istituzioni o da persone ritenute amiche e poi si vendicano aspramente. Sarà per questo che il romanzo feuilleton che risale al 1844 continua a trovare estimatori che lo riattraversano interpretando il sentimento della vendetta.
Ma forse l’elemento più rivoluzionario di Dumas è che il suo protagonista non si vendica barbaricamente bensì sfruttando virtute e conoscenza per far sì che i suoi nemici si distruggano da soli. Bille August sottolinea la raffinatezza di Edmond, ma anche la sua abilità di tessitore di trame, nei suoi piani di vendetta (o di giustizia) con un protagonista, Sam Caflin, che forse, rispetto a precedenti illustri, non ha la voluttà sensuale di un Depardieu (assomigliando più al ventenne un po’ rigido e algido Andrea Giordana, che interpretò Dantès nel 1966).
Caflin si declina comunque in modo efficace dai panni di giovane e ingenuo marinaio a quelli di detenuto emaciato e disperante per approdare a quelli di raffinato gentiluomo, ricco e spietato, appunto. Generoso con chi gli dà una mano, scegliendo preferibilmente dal basso i suoi servitori come il simpatico gaglioffo contrabbandiere (Michele Riondino) o il piratesco Vampa (Lino Guanciale). Un po’ amorfa, invece, la Mercedes di Ana Girardot, che non si capisce come faccia a infiammare tanto il buon Dantés sia prima come pescatrice catalana che dopo come aristocratica francese (non erano disponibili alla visione, però, le ultime puntate e dunque non sappiamo se lo sviluppo drammaturgico del personaggio ci sia stato).
Se l’andamento del racconto è scandito un po’ meccanicamente, quasi inseguendo il formato a feuilleton, interessante è invece la ricostruzione storica dei costumi e degli ambienti (la festa di fidanzamento, il pranzo nella terrazza con i contrabbandieri) e tutte le scene legate al mare. In particolare quando Dantés chiuso in un sacco viene buttato in acqua dalle guardie carcerarie, che ritengono si tratti del cadavere dell’abate, e la liberazione avviene in un riverbero di luci verdi e azzurre, quasi un omaggio all’Atalante di Jean Vigo. Un pregio in più per un prodotto buono adatto a visioni casalinghe, magari come spunto per rileggere il romanzo di Dumas.
25 Ottobre 2023
Ossessione femminile in Massachussetts. Tra le ombre di “Eileen” alla Festa
Passato alla Festa di Roma, nella sezione Grand Public - dopo il debutto al…
Recensione,Dal libro al film,18. Festa del Cinema di Roma 2023
13 Settembre 2016
Se il Capitano Kirk atterra alla Festa de L’Unità
William Shatner, storico Capitano della saga di Star Trek, si appresta ad…