Addio Anna Karina musa della Nouvelle Vague e di tanto cinema letterario



Cantante, danzatrice, modella ma soprattutto attrice simbolo della Nouvelle Vague. È morta a 79 anni Anna Karina, sconfitta da un tumore.

Di origini danesi (dove è nata il 22 settembre 1940) il suo vero nome era Hanna Karin Blarke Bayer e fu proprio Coco Chanel a mutarlo in Anna Karina, una volta che giovanissima, appena diciasettenne, arrivò a Parigi per lavorare nella moda.

È allora che la nota Jean-Luc Godard. E l’incontro sarà fatale. Oltre a diventare sua moglie (dal 1961 al 1968) sarà anche la sua musa offrendo il suo volto affascinante ne Le petit soldat (1960), La donna è donna (1961), Questa è la mia vita (1962), Band à part (1964, dal romanzetto noir senza pretese Fool’s Gold di Dolores Hitchens), Agente Lemmy Caution, Missione Alphaville (1965), Il bandito delle undici (1965), Una storia americana (1966, liberamente ispirato a Hai perso il morto, Parker di Donald Westlake).

In seguito Anna Karina lavorò con grandi registi internazionali in molti titoli di derivazione letteraria: Lo straniero di Visconti da Camus; Lamiel di Jean Aurel dal romanzo incompiuto di Stendhal; La spietata legge del ribelle di Volker Schlondorff da Heinrich von Kleist; In fondo al buio di Tony Richardson da Vladimir Nabokov; Rapporto a quattro diretto da George Cukor, ispirato da Lawrence Durrell; L’invenzione di Morel di Emidio Greco dall’omonimo romanzo dello scrittore argentino Adolfo Bioy Casares; L’opera al nero di André Delvaux dal romanzo omonimo di Marguerite Yourcenar.

Lei stessa è stata autrice di tre romanzi. E cantante al fianco di Serge Gainsbourg. La sua ultima apparizione è stata nel thriller The truth about Charlie (2002) di Jonathan Demme, omaggio d’autore alla Nouvelle Vague.