Addio John Giorno, il poeta che ci parlava al telefono
Quel suo corpo nudo, addormentato, ripreso da Andy Warhol per cinque ore in Sleep, nel 1963, è certamente tra le icone di quell’epoca che ha avuto i suoi vertici artistici nella Beat Generation e nella Pop Art.
È morto a New York lo scorso 11 ottobre, uno dei suoi massimi esponenti, John Giorno, poeta leggendario e figlio di emigrati italiani della provincia di Matera. Aveva 82 anni e ed è scompaso a causa di un tumore.
Amico e amante del re della Pop Art, Andy Warhol, Giorno è stato il mostro sacro della Performance Poetry e della poesia sperimentale, condivisa con autori come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso e naturalmente William Burroughs, di cui è stato anche grande amico.
Centrale nella sua opera il “Giorno Poetry System Institute” (che è stata anche un’etchetta discografica), centro per veicolare l’arte della poesia al pubblico attraverso nuove forme di espressione, come il cosiddetto “Dial-A-Poem” attraverso il quale si potevano ascoltare le poesie al telefono.
Oltre ad essere stato tra le figure più attive della Beat Generation, Giorno è stato molto vicino agli artisti della Pop Art: non solo Warhol, ma anche Bob Rauschenberg e Jasper Johns. Tra i suoi impegni anche quello di attivista delle battaglie Lgbt e contro l’Aids.
Nel 2007 John Giorno è stato il protagonista di Nine Poems in Basilicata, film di Antonello Faretta incentrato sulla sua performance e sulle sue poesie, girato nella regione di origine della sua famiglia, la Basilicata (nella foto)
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