Addio Rivette, il regista che amava Balzac
Scomparso a 87 uno degli ultimi padri della Nouvelle Vague, noto per i suoi film “fiume”. Appassionato di letteratura ha portato sul grande schermo tre opere del celebre scrittore francese, ma anche di Diderot e Pirandello…
Se n’è andato a 87 anni Jacques Rivette, padre della Nouvelle Vague insieme a Eric Rohmer, François Truffaut, Claude Chabrol e Jean-Luc Godard, l’unico rimasto ancora tra noi. Partito anche lui, dalla critica cinematografica sperimentata sugli imput teorici di André Bazin nella redazione dei Cahiers du Cinéma – di cui divenne capo redattore nel ’63 – , vera e propria fucina di cinema militante, Jacques Rivette è stato tra gli autori più amati dai cinéphiles e meno noto al grande pubblico, poco avvezzo, evidentemente, ai tempi lunghissimi dei suoi film.
Il suo primo lungometraggio, Paris nous appartient, del 59, prodotto da Truffaut e Chabrol a basso costo quando esce al cinema è un flop commerciale. Ma diventa subito il manifesto della Nouvelle Vague con quel lungo ed ossessivo pellegrinaggio notturno per le vie e i tetti di Parigi, ripresi con camera a spalla e lunghi carrelli girati a mano.
Il legame, profondo, di Rivette con la letteratura si manifesterà a breve. Nel 1966, infatti, il suo secondo film, La religiosa, da Diderot farà scalpore. La storia della giovane settecentesca rinchiusa dalla famiglia in convento, incontrerà l’ostilità della censura scatenando le proteste degli intellettuali – siamo alla vigilia del ’68 – fino alla sua uscita nelle sale e al grande successo. Forse l’unico successo di pubblico conosciuto dall’autore.
Il suo terzo lungometraggio è il primo dei suoi film “fiume”, L’Amor fou che dura più di quattro ore. Ma niente al confronto con le dodici ore e quaranta minuti dell’estremo e sperimentale Out 1: Noli me tangere, ispirato alla Storia dei tredici di Balzac, primo incontro diretto col grande scrittore francese che Rivette, “frequenterà” a più riprese nell’arco di vent’anni. Seguiranno, infatti, La bella scontrosa (nella foto), nel 1991, liberamente ispirato a Il capolavoro sconosciuto e, nel 2006, La duchesse de Langeais, più “fedelmente” ispirato e Ne touchez pas la hache. Uno sguardo anche al nostro Pirandello, poi, con Questioni di punti di vista interpretato tra gli altri da Sergio Castellitto. Suo ultimo film.
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