Aldo Nove e Renato De Maria: “Il nostro incontro al cinema”
“Per me Paz è sempre stato un film di culto, come Amarcord di Fellini ed è in assoluto la pellicola che ho visto più volte. Da allora sono diventato un grande fan di Renato De Maria e quindi… anche stavolta sono molto soddisfatto”. E’ un Aldo Nove appassionato ed entusiasta quello che si è presentato alla stampa della Mostra per la presentazione de La vita oscena, primo italiano a scendere in gara (sezione Orizzonti) e nuovo film di Renato De Maria che, dopo aver raccontato il mondo a fumetti di Andrea Pazienza, si è cimentato, appunto, con l’omonimo testo di Aldo Nove, visionario e psichedelico romanzo di formazione interpretato dal nuovo volto del cinema francese: l’esile Clément Métayer, attore per caso (lo racconta lui stesso) regalato al grande schermo da Olivier Assayas per la sua rivisitazione del Sessantotto in Après mai. A bordo del suo skatebord il giovane protagonista percorre l’oscurità di una Milano torbida ed indifferente, in cui cerca di affogare la sua voglia di autodistruzione: droghe, sesso, nichilismo e solitudine inseguendo un suicidio fisico e morale dettato dall’impossibilità di reagire alla perdita dei suoi genitori che nel film hanno il volto di Isabella Ferrari, moglie dello stesso regista e Roberto De Francesco. Un lutto inguaribile nel presente che lo porterà invece in futuro a diventare poeta. Come è accaduto nella realtà ad Aldo Nove che firma la sceneggiatura a quattro mani col regista. Un lavoro di scrittura “attento al rispetto del libro – aggiunge lo scrittore – che ha portato una grande armonia nel film. Renato ha saputo entrare nella poesia scritta per trasformarla in poesia visiva. Un’alchimia sempre complessa quando si tratta di trasposizioni cinematografiche. Eppure qui tutto questo è successo e sono molto soddisfatto”.
Per il regista, infatti, questa è “stata la vera sfida del film”. Un progetto che aveva in mente da anni, fin da quando ha letto La vita oscena e ne è rimasto letteralmente folgorato. “Trovarsi di fronte ad una lingua visionaria, poetica, musicale come quella di Aldo per un regista è una sfida irresistibile”, sottolinea De Maria. La macchina dunque si è messa in moto. Lentamente, a dire il vero, perché difficile è stato trovare i produttori, dicono. Finché si sono fatti avanti gli indipendenti Gianluca De Marchi e Fabio Mazzoni di Film Vision a cui si sono associati Riccardo Scamarcio e la stessa consorte del regista, decisa fin dalla lettura del romanzo, lo dice lei stessa, ad avere il ruolo della madre, “una donna con tanta luce, poco pensiero e tanta voglia di vivere, nonostante la malattia”.
Nella “traduzione” del testo in immagini, dunque, De Maria spiega di aver “tentato di non fare qualcosa di già visto, ma di creare un viaggio inedito e psichedelico cercando ispirazione ovunque: nella video arte, tra le contaminazioni della rete, nel cinema di David Lynch e Gaspar Noé”. L’unica “licenza” che si è concesso è aver sostituito i taxi su cui attraversa la città il protagonista con lo skatebord di Clément, un vero campione nel genere. E il risultato? “La cifra complessiva del film mi somiglia assolutamente – conferma lo scrittore -. Renato è riuscito a trovare la poetica giusta per raccontare la mia storia. Sottrarre il potere alla parola per darlo alle immagini. Nel testo vibrano le parole, qui vibra ogni inquadratura. Sono entusiata, insomma, di essere stato il motore di questo film”. Che attualmente, però, non ha ancora una distribuzione.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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