Amore o violenza? In un doc tutti i segreti de “Il bacio di Klimt” e il me too entra nella storia dell’arte

In sala soltanto il 30 e 31 gennaio (per Nexo Digital) “Il bacio di Klimt” documentario di Ali Ray dedicato all’opera iconica di Gustav Klimt, riprodotta su borse e magliette, poster preferito nelle camerette degli adolescenti. Eppure simbolo d’amore o di violenza? La vita e l’arte dell’artista più famoso della Secessione viennese…

È una delle immagini più famose dell’arte mondiale, riprodotta su borse e magliette, poster preferito nelle camerette degli adolescenti, Il bacio di Klimt è la Gioconda di Vienna, il capolavoro più popolare del Museo del Belvedere, meta ogni anno di oltre 1 milione e mezzo di visitatori.

L’ abbraccio tra un uomo e una donna avvolto in una nuvola d’oro, figure mimetizzate tra i ghirigori è protagonista di un film documentario diretto da Ali Ray, distribuito a Nexo Digital per la sua serie “La grande arte al cinema” nelle sale 30 e 31 gennaio.

Il grande dipinto, un quadrato perfetto 180 centimetri per 180, viene analizzato dal punto di vista storico, tecnico e psicologico. Bellissimo il racconto dell’indagine radiografica effettuata durante l’ultimo restauro: il disegno di Klimt, la spiegazione dell’uso dei materiali che portano ad un risultato così affascinante, il fondo coperto da foglia di ottone, l’effetto opalescente prodotto dalle scaglie di argento oro e platino; le pitture diversificate per i generi: geometrie rigide per l’abito dell’uomo, fiori e cerchi concentrici per la donna.
E poi i disegni preparatori, gli altri abbracci che hanno caratterizzato l’opera di Klimt , quello dei corpi nudi nel momento finale del Fregio in onore di Beethoven, per illustrare l’Inno alla Gioia, la raggiunta felicità con l’amore.

Un racconto che si intreccia con la biografia dell’artista, una figura assolutamente speciale. Nato a Vienna il 14 luglio 1862, Gustav Klimt, una famiglia povera e numerosa, decoratore con i fratelli fin da giovanissimo, raggiunse la fama come autore di splendidi ritratti delle signore dell’aristocrazia e della ricca borghesia ebraica che dominava l’Austria agli inizi del 900, una società sull’orlo di un baratro, alla vigilia di profondi cambiamenti anticipati dagli artisti della Secessione, della quale Klimt fu esponente di primo piano.

Dalle grandi decorazioni ai misteriosi ritratti ispirati ai mosaici Bizantini ammirati a Ravenna e alla pitture del Rinascimento italiano, Klimt divenne ricco e famoso, pur continuando a vivere tutta la vita con madre e sorelle. Non si sposò mai , eppure tante donne frequentavano il suo studio, ammantato di scandalo, giovanissime modelle, ricche signore, ma una sola amica e compagna, la stilista Emilie Floge, unica ad essergli vicino alla sua morte, per una polmonite conseguenza della Spagnola, nel 1918.

Universalmente noto come Pittore di donne, Klimt riesce a fissare, in una nuvola di decorazioni fantasmagoriche, gli sguardi di un nuovo tipo di femminilità, più moderno e consapevole, una sensualità quasi sfrontata. Ma non nel Bacio.
Qualche storico dell’arte vede in quel dipinto proprio l’autore e la sua Emilie .

Per altri invece resta un mistero: amore o violenza? Troppo dominante la figura maschile, e quell’abbraccio troppo stringente, l’abbandono di lei invece appare quasi rassegnato. E così il Me too entra anche nel mondo della storia dell’arte…