Addio Sandra Milo, i tanti volti dell’Italia. Da Fellini a Craxi, cinema d’autore e tv

È stata una donna dai tanti legami, Sandra Milo, morta il 29 gennaio a 90 anni. Da quello con Fellini per cui è stata “Sandrocchia” e ha dato il suo volto a 8½, a quello col PSI e con Craxi. Ha legato anche, e con successo, cinema e tv. È stata una delle attrici più popolari del cinema italiano. Il 30 gennaio (dalle 10) la camera ardente in Campidoglio. I funerali il 31 gennaio ore 12, alla Chiesa degli Artisti a Roma …

Qualche tempo fa, Paolo Milone ha dato alle stampe un libro dal titolo intrigante, L’arte di legare le persone. Parlava d’altri mondi, troppo spesso dimenticati, quelli della malattia mentale. Ma quel titolo sembrerebbe calzare a pennello anche a Sandra Milo, a descriverne la vita quasi centenaria, conclusa il 29 gennaio a novant’anni.

Legare è verbo di tanti significati. Si legano i prigionieri e gli amanti, si lega per affetto come per rabbia. Significa però anche disegnare tracciati difficilmente immaginabili e proprio questa interpretazione è la prima che affiora, pensando alla nascita a Tunisi da madre toscana e padre siciliano. Corsi e ricorsi, iniziò già così, in quel 1933, a legarsi a una collega, Claudia Cardinale, che sarebbe nata nella stessa città cinque anni dopo.

Prima del filo dello spettacolo, però, per Milo ci fu subito quello dei legami nella vita privata a cui annodarsi. Solo quindicenne si trovò già moglie e poi ex moglie, nel giro di tre settimane (del marchese Cesare Rodighiero), a causa di un parto prematuro e con l’annullamento della Sacra Rota. Sguirono la relazione di undici anni con Moris Ergas (da cui nacque Deborah) e, infine, l’unione con Ottavio De Lollis (da cui ha avuto Ciro e Azzurra). L’esordio nello spettacolo arrivò nel 1955 con Lo scapolo di Antonio Pietrangeli.

Inaugurata l’epoca delle maggiorate, la sua carriera prese rapidamente piede. Nel 1959 fu diretta per la prima volta da Rossellini ne Il generale Della Rovere (da un soggetto di Indro Montanelli), nel ‘63 l’incontro che le cambiò la vita. Quello con Fedrico Fellini che la volle protagonista di 8½  e poi in Giulietta degli spiriti nel 1965. È quest’ultimo il legame che Sandra racconterà come un grande amore e Federico, invece, non ha neanche mai reso pubblico. Eppure la sua musa – come titolano più o meno universalmente siti e giornali in queste ore – lo è stata davvero. Il ruolo di glielo disegnò addosso, facendone l’amante di Guido/Mastroianni, dall’erotismo dolce e frivolo in cui si rifugia per non sentirsi sotto scacco.

Gioie e dolori diventarono quasi una costante nella carriera di Sandrocchia. Tanto che nel 1968 scelse di lasciare il cinema per una decina d’anni e occuparsi dei legami familiari. Prima del ritiro però era stata per Pietrangeli due personaggi quasi letterari, prima Lolita in Adua e le compagne e poi Donna Flora in Fantasmi a Roma; così come aveva lavorato con Ugo Gregoretti (Le belle famiglie) e Dino Risi (L’ombrellone).

Alla letteratura, però, si legò poco, se non con alcuni titoli minori della sua carriera, in particolare da oltralpe. Nel 1957, Le avventure di Arsenio Lupin di Jacques Becker dai romanzi di Maurice Leblanc; poco più avanti Asfalto che scotta, diretto da Claude Sautet nel 1960, affianco a Jean-Paul Belmondo, e tratto da José Giovanni (nelle foto). Mentre in Italia, oltre a Gli scontenti di Giuseppe Lipartiti nel 1960, val la pena ricordare uno dei suoi ultimi titoli Il materiale emotivo, adattato da Sergio Castellitto a partire da un soggetto di Ettore Scola, diventato un graphic novel dalla penna di Ivo Milazzo.

Finita l’epoca d’oro del suo cinema, in realtà, Milo si legò alla sua cugina rumorosa, la televisione. Tanto da diventarne uno dei volti più popolari. E finendone anche vittima involontaria. Il macabro scherzo con l’annuncio in diretta della morte del figlio in un incidente, con lei in lacrime che grida “Ciro, Ciro”, sarà uno dei tormentoni della storia del piccolo schermo.

La voce impastata e l’atteggiamento sempre sull’orlo dell’estremo, nel tragico come nell’entusiasmo, la facevano una donna perfetta per la televisione. Lì, dove era, ed è ancora importante dare l’impressione di tenere insieme tutto, ma essere al tempo stesso capaci di bella presenza e guizzi. Milo per la tv era un personaggio perfetto, una donna di spettacolo che però poteva tranquillamente scappar via durante un documentario per andare ad abbracciare un albero. O che poteva tirar fuori in un attimo aneddoti dei più famosi personaggi e storie strazianti, come la figlia riportata in vita da una suora (miracolo certificato dal Vaticano).

A completare l’elenco dei suoi legami non si può tralasciare quello con la politica, da cui passò molta della sua carriera televisiva. A lungo vicina al Partito Socialista, Sandra Milo legò anche qui gli affetti. Celebre, infatti, è stata anche la sua relazione con Bettino Craxi.

Insomma, forse Sandrocchia è stata l’unica persona capace di legare insieme, senza farla apparire una contraddizione, la prima repubblica, Federico Fellini, la televisione, il cinema d’autore e, persino, il nostro immaginario.