Aspettando Bookciak, Azione! 2020. Emma e quel padre padrone nell’Italia dei ’50
In attesa di Bookciak, Azione! 2020 (la premiazione alle Giornate degli Autori veneziane) presentiamo uno dei cinque libri che faranno da traccia ai bookciak. È “Le vite di Emma” di Ave Govi (LiberEtà) per partecipare alla sezione “Memory Ciak”, realizzata con Spi-CGIL e che, da quest’anno grazie alla collaborazione con Premio Zavattini, offrirà la possibilità di lavorare con i materiali dell’AAMOD. Una storia di emancipazione femminile nell’Italia contadina degli anni Cinquanta …
Le vite di Emma di Ave Govi, il libro edito da LiberEtà che ha vinto l’omonimo premio ed ispirerà i corti della sezione Memory Ciak del premio Bookciak, Azione! 2020, si inserisce in quel filone della narrativa italiana, a metà tra letteratura “alta” e memorialistica, che è un po’ il segno distintivo della scrittura legata al mondo del lavoro (LiberEtà è anche la rivista mensile del Sindacato pensionati italiani della Cgil, Spi). Anche se in questo caso sarebbe più giusto parlare di mondo “dei vinti”, tanti sono i richiami alla tradizione verista e al romanzo popolare italiano che affonda le sue radici nella cultura proletaria e contadina.
Il libro narra la vita di Emma, quartogenita di una famiglia di contadini che vive in un piccolo borgo della provincia di Reggio Emilia, in un’epoca non precisata ma che – in base alle descrizioni dei luoghi e ai comportamenti dei protagonisti – sembra collocarsi a metà del secolo scorso.
La vita di Emma è scandita dal duro lavoro domestico, con le sorelle maggiori intente allo studio e più tardi al lavoro, e la cura di tre figli maschi che nascono dopo l’inizio della vicenda.
La madre è provata dalle continue gravidanze, l’ultima delle quali non andrà a buon fine e sarà causa della sua morte, e da una vocazione al martirio imposto da un marito insensibile e spesso brutale.
Emma passa le sue giornate ad accudire i fratellini, a lavare i panni, a tenere pulita la casa e ad aiutare la madre di cui prenderà il posto dopo la morte, senza neppure la distrazione che potrebbe offrire la scuola. Detesta profondamente il padre, che la trascura a favore degli altri figli e soprattutto dei maschi.
Dopo una serie di alterne vicende che accompagnano il passaggio della protagonista dall’infanzia all’adolescenza e alla maturità, Emma potrà infine riconciliarsi col padre padrone. Ma lo farà a prezzo di delusioni, tradimenti e ricatti da parte delle sorelle, dei personaggi che entrano nella vita di Emma – quasi tutti con una loro connotazione negativa – e del paese intero che assiste passivamente al compiersi della tragedia finale.
Il libro si fa leggere tutto d’un fiato, anche se pecca di alcune ingenuità. Ha comunque una sua forza interiore, dettata probabilmente da esperienze di vita vissuta unite a una certa dose di fantasia visionaria. Certo, non può non lasciare disorientati una conclusione che segna, sì, il riscatto della protagonista, accanto alla quale il lettore si schiera sin dall’inizio, ma che sembra affidare gli esiti della giustizia a motivazioni del tutto private, come se la dimensione del “pubblico” fosse estranea alle sorti dei personaggi. Dunque, se una lezione morale alla fine si può trarre da Le vite di Emma, la conclusione politica resta affidata alle scelte del singolo lettore. Ma forse era proprio questo che l’autrice si proponeva.
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