Beigbeder, memorie di un vitellone (scrittore) francese di successo. Nel suo romanzo d’esordio

È fresco di stampa, “Memorie di un giovane disturbato” romanzo d’esordio del popolare scrittore – anche regista – francese, Frédéric Beigbeder, inedito fin qui ed ora in libreria per la casa torinese Vague Edizioni. Celebre Oltralpe per il besteseller “99 francs” da cui il film di successo con Jean Dujardin (nella foto di copertina), qui lo scrittore – al suo debutto nel ’90 – narra di un cronista mondano e festaiolo che vive e “lavora” attraverso i suoi amici, le feste, i salotti e le infatuazioni. Tutto è piuttosto scontato e monotono, ma vanno riconosciute l’intelligenza dell’autore, la sua cultura e il suo senso dell’umorismo …

“L’amour dure trois ans” di Frédéric Beigbeder dal suo omonimo romanzo del 1997 (pubblicato in Italia da Feltrinelli)

Ha di recente la giovanissima torinese Vague Edizioni dato alle stampe, Memorie di un giovane disturbato, romanzo d’esordio apparso in Francia nel 1990 e passato quasi inosservato dell’adesso scrittore, critico letterario, pubblicitario ed editore Frédéric Beigbeder, ma allora venticinquenne enfant gâté del tutto sconosciuto, che da vero dandy “ha l’eleganza di essere breve”: poco più di 100 pagine.

Il romanzo, o meglio la novella, dal sapore autobiografico e dal titolo che – come forse auspicava l’autore – potrebbe ricondursi alle Memorie di una ragazza perbene di Simone de Beauvoir, narra di Marc Marronnier, cronista mondano, festaiolo amoroso ed alter ego di Beigbeder, che vive e “lavora” attraverso i suoi amici, le feste, i salotti e le infatuazioni. Nichilista e sarcastico, unisce l’utile al dilettevole: lavora e si diverte.

Il protagonista assomiglia infatti non poco all’autore, sia sul piano fisico “con il mento prominente” ma anche sul piano sociale e morale. Marc, giovane agiato e frivolo la cui unica occupazione consiste nella partecipazione alle feste e alla redazione di qualche cronaca mondana. En passant, si innamora anche, e sul serio, sembra: essendosi negli anni un po’ “assopita” la relazione che porta avanti con Victoire, quando incrocia Anne cerca, in maniera però maldestra, di conquistarla.

Accompagnano Marc nelle serate l’amico Jean-Georges e altri a suo dire “anticonformisti o trasgressivi”, con i quali forma un gruppo denominato “i sogghignatori in Pantalone”. Con umorismo e apparente spontaneità racconta dei club “aperti e smart” del XVI arrondissement, il più snob di Parigi, dove niente poteva non essere grande: “Trascorrevamo le giornate nelle grandi scuole e le notti nei grandi appartamenti”; e ancora “avevamo grandi mani, grandi speranze. Nelle nostre conversazioni tornavano spesso i termini “grandioso”, “immenso”, “gigantesco”, “enorme”.

Ma la festa è un mondo a parte, e se diventa il quotidiano, non è più festa. Le memorie di Marronnier pertanto non costituiscono che uno schermo sul quale sfilano giovani superficiali che passano da una donna all’altra, convinti ogni volta che l’amore di turno sia destinato a durare per tutta la vita. I drammi e le gioie del protagonista ci inducono – a seconda delle circostanze – a piangere o a sorridere.

Se Beigbeder ha poi conosciuto la fama con 99 francs (Lire 26.900, Feltrinelli 2001), che ha per protagonista un pubblicitario sull’orlo di una crisi di nervi e portato sul grande schermo da Jan Kounen nel 2007, in precedenza era stato apprezzato non poco L’amour dure trois ans (1997) (L’amore dura tre anni, Feltrinelli) riferito ai “problemi delle persone che non hanno problemi”, di cui lo stesso Beigbeder ha firmato la trasposizione cinematografica nel 2011.

Un roman français data invece del 2009: in quel periodo, arrestato per consumo di stupefacenti, “ho scoperto, in carcere, di essere claustrofobico. Ero un bambino viziato, ma l’esperienza mi ha invogliato a scrivere un libro senza maschere, per sostenere che la mia generazione aveva una storia, quella di una generazione senza storie, appunto, nata dopo la guerra, cresciuta in anni senza crisi”.

Ora è appena uscita per Bompiani, Una vita senza fine in cui Frédéric, brillante conduttore di una trasmissione su Youtube, varca la soglia dei 50 anni e comincia a rendersi conto che per riprendersi da una notte alcolica impiega tre giorni, il nipotino adolescente lo batte a tennis e le ex fidanzate gli sembrano di età molto avanzata.

Per buona parte di quanti hanno apprezzato i romanzi successivi, in Memorie di un giovane disturbato “tutto appare scontato e monotono, la storia, le frasi, le parole, la tradizione”. Ma vanno riconosciute l’intelligenza dell’autore, la sua cultura e il suo senso dell’umorismo, pur alternandosi il peggio – “Checché ne sia, Victoire segnava la mia disfatta” – con il meglio: “Come si riconosce un buon ristorante? I bicchieri per il vino sono più grandi di quelli per l’acqua”. Insomma con giochi di parole, verità, semplicità e romanticismo, fanno sì che Beigbeder, simpatico, umano e innamorato, non si prenda troppo sul serio.