“Brooklyn”, il sogno americano della giovane irlandese

In sala dal 17 marzo, per 20th Century Fox il film di John Crowley, dall’omonimo romanzo di Colm Toibin, sceneggiato da Nick Hornby. Un melodramma tradizionale sull’immigrazione in America, vista dal punto di vista di una timida ragazza irlandese…

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Da Charlot (L’emigrante) ad Arthur Miller riletto per il grande schermo da Sidney Lumet (Uno sguardo dal ponte). Dal “fenomeno” Titanic a Nuovo mondo, consacrazione internazionale di Emanuele Crialese. Non c’è dubbio, l’emigrazione in America ha affascinato il cinema (e non meno la letteratura) fin dai suoi albori, offrendo una caleidoscopica produzione declinata negli anni tra melodramma, denuncia e grande spettacolo.

In tempi come i nostri, di drammatiche e nuove emigrazioni, non stupisce quindi l’arrivo sul grande schermo, dopo un passaggio sotto i potenti riflettori degli Oscar (tre candidature), di Brooklyn, delicato melodramma dell’irlandese John Crowley che nella storia dell’Irlanda, terra di migranti non meno della nostra, affonda le sue radici, prendendo le mosse  dall’omonimo romanzo dell’irlandese Colm Toibin, edito in Italia da Bompiani e sceneggiato da Nick Hornby, altro grande della letteratura che con il cinema ha una lunga “storia d’amore” (al suo recente Tutto per una ragazza sta lavorando Andrea Molaioli) .

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Ambientato nell’Irlanda dei Cinquanta, Brooklyn ci accompagna nella vita della giovane Eilis (Saoirse Ronan, fresca di candidatura all’Oscar) che lascia madre vedova e sorella per cercare fortuna a New York, dove l’efficiente organizzazione cattolica di padre Flood (Jim Broadbent) le ha già trovato un impiego da commessa ai grandi magazzini e una camera in affitto in un pensionato per signorine a Brooklyn.

Qui la timida e spaventata Eilis costruirà il suo piccolo sogno americano, combattendo la “nostalgia canaglia”, affrontando le pesanti ironie delle signorine più scafate di lei, studiando ai corsi serali per contabile, lavorando sodo, innamorandosi di Tony (Emory Cohen), immigrato italiano, giovane idraulico tutto casa lavoro e famiglia che la sposerà prima del suo ritorno in Irlanda.

E sì, perché alla morte improvvisa dell’amata sorella, Eilis farà ritorno a casa rimettendo in discussione tutte le sue conquiste americane, compreso l’amore per Tony, messo in crisi dalla comparsa del giovane rampollo della buona società locale. Ma sarà l’esitazione di un momento. Eilis capirà a breve che quel mondo ormai è troppo stretto per lei e riprenderà il transatlantico per l’America, diventata ora la sua nuova casa.

Con belle ricostruzioni d’epoca, passo televisivo e bravi interpreti, Brooklyn si inscrive nel solco più classico del melodramma, a tratti anche convenzionale, sul tema dell’immigrazione in America. Adatto, insomma, per chi ama il genere.