Capitani (e guardiacoste) coraggiosi

“L’ultima tempesta”, l’affascinante libro di Michael J. Tougias e Casey Sherman sul disastro navale del 1952, nell’ Atlantico settentrionale, narra di uno dei salvataggi in mare più drammatici ed eroici della storia della marineria. E il film di Craig Gillespie, ispirato a queste pagine, è difficile da trovare in sala…

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Nel 2009 due scrittori americani, nati entrambi nel Massachussets, teatro dei fatti narrati nel libro, Michael J. Tougias e Casey Sherman cominciarono a interessarsi di uno straordinario evento accaduto al largo, appunto , delle coste del loro stato nell’inverno del 1952. Quando vennero a conoscenza l’uno dell’interessamento dell’altro per lo stesso episodio, decisero di unire le forze e condurre insieme le ricerche per poi scrivere a quattro mani L’ultima tempesta (Mondadori).

Strana coincidenza. Ma ancor più strani ed eccezionali i fatti narrati e realmente accaduti in quella notte tremenda del febbraio del 1952, quando una violenta bufera di neve e vento fino a 70 nodi spazzò l’Atlantico settentrionale al largo degli Stati Uniti: due petroliere da 10.000 tonnellate, la Pendleton e la Fort  Mercer, investite in pieno dalla burrasca, si spezzarono letteralmente in due tronconi. Le due navi, costruite nello stesso cantiere durante la seconda guerra mondiale, non resistettero all’urto di onde alte fino a venti metri e si aprirono quasi nello stesso punto.

Evidentemente un difetto strutturale dovuto forse al tipo di saldatura o all’acciaio di bassa qualità, fatto è che gli equipaggi delle due petroliere si trovarono ad affrontare un’esperienza terrificante in condizioni metereologiche estreme.

I comandanti e gli ufficiali, che si trovavano nei castelli di prua dov’erano le timonerie, furono separati dal resto degli equipaggi che erano nei quartieri di poppa e nelle sale macchina. Molti di loro persero la vita, ma molti altri altri furono salvati dalla guardia costiera statunitense.

Il saggio, basato sugli archivi del corpo, su articoli di giornali dell’epoca e sui racconti dei protagonisti ancora in vita, narra di uno dei salvataggi in mare più drammatici ed eroici della storia della marineria. I gesti coraggiosi e le dimostrazioni di perizia  da parte degli uomini inviati in soccorso  furono tante in quelle ore in cui la bufera raggiunse la sua massima forza.
Quello che più colpisce è quanto riuscirono a fare quattro giovani guardiacoste a bordo della loro imbarcazione: la CG36500, una motovedetta di 9 tonnellate, lunga 11 metri e con un solo motore di  90 cavalli.

Ebbene i quattro con la loro piccola barca non solo affrontarono un mare enorme per le dimensioni del loro mezzo ma riuscirono addirittura a rientrare in porto con ben trentasei marinai della Peddleton a bordo. Un’impresa veramente eccezionale che valse loro la medaglia d’oro.
Non furono solo i ragazzi della motovedetta CG36500 a rischiare la vita per portare aiuto a altri marinai in pericolo in quella notte  terribile e il libro, soprattutto nella prima parte, ne narra le storie con un ritmo da romanzo d’avventura.

Le pagine scorrono in fretta e non si riesce a staccarsene senza un brivido e ringraziando in cuor proprio di non aver mai vissuto niente di simile.
Insomma un bel libro da consigliare non solo agli appassionati di mare, che è uscito di recente in libreria in occasione del lancio del film ispirato a queste pagine.
Il film, L’ultima tempesta non ha avuto un’ ampia distribuzione dalla Disney e, ad esempio, non è in sala a Roma: questo fa temere per la sua qualità, ma il regista Craig Gillespie sembra essere un buon artigiano e se ne avrò l’occasione non me lo farò sfuggire.