“Chesil Beach”, un amore anni ’60 nel mondo senza possibilità di fughe di Ian McEwan
In sala dal 15 novembre (per Cinema), “Chesil Beach”, diretto da Dominic Cooke, regista con grande esperienza di teatro e di trasposizioni shakespeariane per la tv. Alla base l’omonimo romanzo di Ian McEwan, il suo libro più venduto, sceneggiato per il cinema dallo stesso grande scrittore inglese. Due “ragazzi” persi nel loro tempo, un amore incompiuto, i tabù dell’Inghilterra anni ’60 per un film carico di magnetismo, frutto di una grande prova di regia …
Sposati per 6 ore, legati per una vita intera.
La loro travolgente storia d’amore franerà su se stessa, e non reggerà la prima notte di nozze. Troppe le differenze insormontabili tra di loro, differenze che hanno cercato prima di ignorare e poi tentato di superare.
A far da detonatore il sesso; apparentemente…
Il dramma gelido si poserà sui due protagonisti, inevitabile come l’aria inospitale di quell’albergo in una località marina fuori stagione (Chesil Beach), ossia nel nulla. Istantaneo come un rovescio atmosferico. Un dramma fatto di divieti sociali, ma anche di equivoci.
Due “ragazzi” persi nel loro tempo. E il passato, che comunque li ha scavati, può essere una trappola pericolosa. Questo il pericolo e l’attrazione che li unirà per sempre, nel loro segreto.
Dal celebre romanzo di Ian McEwan, il suo libro più venduto, sceneggiato per il cinema dallo stesso grande scrittore inglese, arriva sugli schermi Chesil Beach, diretto da Dominic Cooke, un regista con grande esperienza di teatro e di trasposizioni shakespeariane per la tv.
Lei è Florence (Saoirse Ronan: Espiazione, Brooklyn, Lady Bird, più volte vicina a vincere l’Oscar), lui è Edward (Billy Howle). Nel cast anche le grandi Emily Watson e Anne-Marie Duff.
Florence è una ragazza dolce e volitiva; violoncellista di ottima famiglia. Brava ed ambiziosa. Sensibile ed attenta.
Edward è un ragazzo di campagna, esperto in risse nei pub, ma che ha deciso di riscattarsi con lo studio. E ci è riuscito, laureandosi con lode in storia.
Per come è fatta l’Inghilterra degli anni ’60, ossia il palcoscenico che li ospita, sono destinati, per provenienza sociale, a non incontrarsi davvero mai. O ad incontrarsi solo per puro caso, come in effetti avviene. Il loro destino li fa praticamente sbattere l’uno contro l’altra, in un locale dove si prepara una manifestazione contro l’armamento nucleare del mondo di quegli anni. Florence è lì perché è un’attivista determinata; Edward ci capita davvero per caso.
I due ragazzi, innamorati fin dal primo sguardo, hanno entrambi una forte capacità introspettiva. Retaggio familiare.
Storditi dall’amore immenso che provano, sanno (ad ogni modo) delle inedite difficoltà che la nuova era pone al rapporto tra i sessi, come pure delle logore suddivisioni tra classi sociali: sembrano riuscire a dominare queste ultime, ma il rigido magnetismo che le governa, li riporta sempre al punto di partenza.
Presto, ogni vera novità diviene solo una mancata opportunità. Solo una dissonanza in una partitura già scritta.
Il riconoscibile tono “nero”, disincantato di Ian McEwan emerge lento ed implacabile.
L’intimità dei due protagonisti è presto imbarazzata ed imbarazzante. Ravvicinata quanto sconveniente. La paura annulla ogni attrazione. L’amore è infine un pericolo, se l’amato non è uguale a noi stessi.
A questo punto, l’unica certezza, per McEwan, è la consistenza corporea, erotica dei due personaggi. Certezza e dato concreto.
Scrive Ian McEwan, nel romanzo: “Erano giovani, freschi di studi, e tutti e due ancora vergini in quella loro prima notte di nozze, nonché figli di un tempo in cui affrontare a voce problemi sessuali risultava semplicemente impossibile. Anche se facile non lo è mai”. E per McEwan, forse, quel tempo non è ancora davvero finito. E forse non finirà mai.
L’amore che fa perdere se stessi, diviene poi davvero per Florence ed Edward, col tempo, ognuno per proprio conto, un decadente, affascinante ritornello, uno spleen: qualcosa che ogni tanto si riaffaccerà nella memoria, producendo il calore di un affetto mai del tutto spento. È così?
Non hanno voluto o potuto viverlo, ma non smetterà di accompagnarli nella vita. Cosa gli ha impedito di viverlo, questo amore “soffocato”? Divenuto, in fondo, per Florence ed Edward, l’occasione non colta, da tutti noi…
Chesil Beach è un film dotato di un profondo magnetismo, affascinante per il modo attento in cui descrive questi ritratti: con estrema naturalezza e semplicità. Con onestà.
Dominic Cooke dà una grande prova di regia; e di direzione degli attori.
Grande l’interpretazione di Saoirse Ronan: sguardo puro, presenza maiuscola, a dispetto di quanto sa essere contenuta nei modi, nei gesti, persino costretta negli abiti.
Che la sceneggiatura del film sia dello stesso Ian McEwan garantisce fedeltà al romanzo ed al suo, oramai preciso, determinato, particolareggiato universo narrativo.
Chesil Beach non delude, illustra. Illustra a perfezione il mondo duro e senza possibilità di fughe di Ian McEwan.
Enzo Lavagnini
Regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico. Suoi i documentari: "Un uomo fioriva" su Pasolini e "Film/Intervista a Paolo Volponi". Ha collaborato con Istituto Luce, Rai Cultura e Premio Libero Bizzarri. Tra i suoi libri, "Il giovane Fellini" , "La prima Roma di Pasolini". Attualmente dirige l'Archivio Pasolini di Ciampino
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