Diario di bordo dalla Mostra. La verità non esiste ma Kore-eda l’ha colta nello sguardo di una bimba

Al via da oggi la rubrica dal Festival di Venezia 76 di Gianluca Arcopinto, produttore indipendente, scopritore di giovani talenti, distributore coraggioso, scrittore, regista, docente al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e giurato del nostro premio Bookciak, Azione!. Una panchina sulla laguna da cui osservare la Mostra “senza essere visti”, tra film e riflessioni a margine del mondo del cinema e non solo …

È notte, ma al Lido fa ancora tremendamente caldo. Prendo la bicicletta e decido di tornare verso la Mostra. Sono tutto sudato. L’ho cercata con cura e alla fine l’ho trovata: mi siedo sulla mia panchina sulla laguna.

Da qui di giorno si può osservare, senza essere visti. Adesso intorno a me ci sono solo i rientri a casa. Allora le mani dietro la testa, le gambe stese, l’odore aspro del mare. La condizione giusta per pensare.

Oggi ho visto quattro film, che è la mia media di sempre. I cinefili incalliti ne vedono almeno sei, se le durate dei film aiutano si può arrivare a vederne anche sette. Non è più roba per me. Forse non lo è mai stata. Anche perché l’emozione delle immagini in movimento sullo schermo per me sono sempre talmente tante e forti che uno stacco ogni tanto lo devo fare.

La giornata mi ha regalato delle visioni interessanti, anche se nessuna stravolgente. I due concetti del giorno: la verità non esiste, il caso è più forte dell’uomo. Da Kore-eda Hirokazu simpaticamente francesizzato a Dominik Moll felicemente spiazzante. La cosa più bella vista oggi è lo sguardo di una delle bambine protagoniste di La verité, in cui si racconta l’invidia, l’ammirazione, lo stupore e la sconfitta con il semplice roteare degli occhi, come solo una bambina sa fare. L’abilità di Kore-eda sta nell’aver saputo cogliere quello sguardo. E non è poco.

La notte sta per cedere all’alba. Davanti alla Sala Grande adesso non c’è più nessuno. Solo una guardia giurata seduta sui gradini di accesso alla passerella. C’è silenzio: la cosa in fondo più bella.