Fellini, genio e (auto)ironia. Mostra fotografica alla Biblioteca Angelica di Roma

 


Federico Fellini. Ironico, beffardo e centenario” è la mostra fotografica appena inaugurata alla Biblioteca Angelica di Roma, aperta fino al 28 febbraio. Tra una gigantografia esposta nel Salone Vanvitelliano e una selezione di immagini (dalla Fototeca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia) esposte in Galleria, questo omaggio al regista riminese (per il centenario dalla sua nascita) si distingue per la scelta di privilegiare il volto ironico e giocoso del grande autore: anche attraverso il divertente inedito di una felliniana “dieta a punti”…

«Un fiammifero ed una torcia accendono la polveriera allo stesso modo», annota Federico Fellini (accanto al disegnino di un pianeta e di un razzo spaziale) a margine della sua spiritosa «Dieta dell’astronauta», scritta durante un pranzo tra amici, mentre lavorava a La città delle donne (1980). Il foglio inedito, con un elenco di cibi (distinti tra quelli che fanno e non fanno «punti», a prendere in giro la moda americana) è il piatto forte (in tutti i sensi) della mostra fotografica Federico Fellini. Ironico, beffardo e centenario, inaugurata il 20 gennaio e visitabile fino al 28 febbraio presso la Galleria della Biblioteca Angelica di Roma.

L’esposizione (sostenuta dal Mibact e dall’Accademia del Cinema Italiano- Premi David di Donatello), vuole essere (come dimostra la chicca della dieta “d’autore”) un «omaggio non scontato» (ha sottolineato durante la presentazione il curatore Simone Casavecchia), teso soprattutto ad «avvicinare il genio» mostrandocene, in occasione dei festeggiamenti per il centenario dalla nascita, il lato più ironico e giocoso.

Colpisce allora il contrasto tra la solennità, da cattedrale del sapere, di un luogo come la biblioteca secentesca, e le fotografie (in momenti spesso divertenti) dell’aereo, onirico Maestro novecentesco. Quest’ultimo campeggia anche in una gigantografia (oltre quattro metri di altezza) posta (per tutta la durata della mostra) all’interno del Salone Vanvitelliano. Ed è un bel ponte tra le epoche, oltre che la conferma dello statuto di classico (contemporaneo) dell’opera felliniana.

Ma, come detto, la mostra non si trincera dietro una corretta ma fredda celebrazione di un pilastro della cultura, bensì ne ricorda l’appassionato lavoro cogliendone anche i momenti distesi e buffoneschi. Più di uno scatto della selezione di trenta immagini (dalla Fototeca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia) immortalano boccacce ed altre espressioni curiose del regista (e dell’uomo) Fellini.

Le foto (quasi tutte in bianco e nero) ci mostrano per la maggior parte l’artista sul set dei suoi film, da 8 ½ (di cui uno scatto ritrae la preparazione della passerella finale) al Casanova con Donald Sutherland.

Ma l’artista Fellini lavora divertendosi: ride mentre dirige col megafono (nell’immagine dal set innevato di Amarcord) o gioca (seriamente) a impersonare le figure dei suoi capolavori (lo vediamo provare la parte del cameriere per la scena dei nobili de La dolce vita). E, fotografato nel tunnel della metro di Roma, ci sembra persino ironizzare, dal passato, sullo stato in cui riversa, decenni dopo, il trasporto pubblico capitolino.

L’autore e la persona, dunque, emergono l’uno attraverso l’altro, in un percorso che si chiude, in fondo alla galleria, con alcuni oggetti emblematici del regista e del suo mestiere (la sedia, la sciarpa, le pizze dei film, il ciak della Dolce vita) incorniciati da due riflettori e da un ultimo, intenso scatto.

In concomitanza con il lancio della mostra è uscito anche il volume Federico Fellini (Edizioni Sabinae), che raccoglie le centocinquanta immagini della Fototeca Nazionale da cui sono state scelte quelle esposte alla Biblioteca Angelica. Un’altra buona occasione per aggiungere punti all’abbondante dieta felliniana di questo 2020.