Giochi di rispecchiamenti (troppi) nel segno di Herzog. Il doc spagnolo sul libro che film non fu

Passato al Torino FilmFest 38, “Dear Werner (Walking on Cinema)”, doc dello spagnolo Pablo Maqueda, dedicato al grande autore tedesco. In particolare a quel viaggio (a piedi) che Werner Herzog ha fatto da Monaco a Parigi e che registrò nel suo libro-diario, “Sentieri nel ghiaccio“, da cui mai, però, ha tratto un film. Alla fine rimane solo un didascalico tributo affettuoso per quanto superfluo …

Pablo Maqueda è il giovane regista spagnolo che, al Torino FilmFest, ha presentato in concorso nella sezione Documentari il suo Dear Werner (Walking on Cinema).

Un atto di amore e devozione per Werner Herzog ma, ancor di più, per quel libro del regista tedesco che da noi si intitola Sentieri nel ghiaccio (leggi qui) e del quale abbiamo parlato su queste pagine web poche settimane fa.

L’intento del regista spagnolo è quello di tributare un omaggio a Herzog colmando un vuoto: il libro, sebbene fosse un testo perfetto perché il regista ne facesse un’opera visuale, non ha mai avuto una trasposizione filmica. Herzog non avrebbe potuto e dovuto ripercorrere il viaggio invernale tra Monaco di Baviera e Parigi per accorrere, a piedi, al capezzale di Lotte Eisner. Il libro che restituisce il viaggio e i paesaggi, soprattutto interiori, ha l’asciutta potenza di un diario intimo e se l’autore lo avesse riproposto lo avrebbe inevitabilmente reso una fiction. Non sarebbe stata la stessa cosa.

È questo dissidio che spinge ad interrogarsi sull’operazione di Pablo Maqueda: ha senso mettersi in viaggio per ripercorrere quei 750 km 46 anni dopo? Era necessario mostrarci gli stessi paesaggi attraversati da Herzog nello stesso modo?

“Se Herzog ha percorso quella distanza per cercare di salvare Lotte Eisner, io potrò percorrerla per cercare di ridarmi la voglia di fare film e fare un film per il semplice piacere di farlo, non pensando a una logica del commercio, prima, distribuzione … solo il piacere di realizzarlo e godersi l’esperienza ”. Di certo una motivazione molto “alla Herzog” quella che Maqueda dichiara in un’intervista.

Ma se Herzog era mosso da una spinta ideale col suo voto laico per la guarigione di Lotte Heisner, e se ha dato corpo alle visioni e alle sensazioni con un diario, e non con un film, perché Maqueda ha voluto mostrare quello che l’autore ha sempre scelto di non mostrare?

E quindi Maqueda omaggia Herzog che omaggiava Heisner… che al mercato mio padre comprò?!

Pur con tutta la devozione per il regista tedesco, e chi scrive è tra i più sfegatati appassionati, si plaude all’intenzione. Ma, alla fine, rimane solo un didascalico tributo affettuoso per quanto superfluo. E di certo contraddittorio nel metodo, anche se ben confezionato con belle immagini e, su tutto, la voce profonda di Herzog che si è generosamente prestato a leggere brani da Sentieri nel ghiaccio.

E però lo stare per un’ora al freddo, come racconta Maqueda, aspettando che una mucca guardasse in camera nel modo giusto, è nella sua artificiosità quanto di più lontano da Sentieri nel ghiaccio si possa immaginare. Dice sempre il regista spagnolo in una recente intervista: “Haizea (G. Viana, il produttore di Dear Werner) mi ha detto che se il film non fosse risultato di mio gusto, avrei sempre potuto metterlo in un cassetto conservando, però, le mie esperienze”. Ecco, detto affettuosamente, forse valeva la pena dare ascolto a Haizea.