Harley Quinn e le sue Bad Girls. Il ritorno (senza sorprese) dell’ex fidanzata di Joker

In sala dal 6 febbraio (per Warner Bros), “Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)” di Cathy Yan, secondo attesissimo capitolo incentrato sulle avventure dell’ex fidanzata di Joker, alle prese stavolta col gangster psicotico, Black Mask. Alla testa di un piccolo esercito multietnico di stereotipate donne virago l’antieroina più amata della DC fa il suo ritorno senza sorprese…

Secondo, attesissimo capitolo tutto incentrato sulla criminale della DC comics, tra esplosioni, scazzottate, sadismo da Grand Guignol ma alla fine, tanto rumore per poco, o nulla.

Dopo essere stata scaricata senza eccessivi riguardi dal suo amatissimo Joker, l’arlecchino con le treccine lancia catarticamente un’ automobile contro l’impianto chimico che fece da cornice alla nascita del loro amore. Il cui pirotecnico funerale si consuma in un tripudio di sirene, fiamme e vapori tossici.

Chiusa la relazione, perde anche la protezione che essa garantiva, al punto da divenire un bersaglio mobile nonché, entrare nel radar di Black Mask, un frizzantissimo Ewan McGregor, un gangster psicotico col vizio di spellare vivi i suo nemici.

Diciamolo con chiarezza, c’era poco da salvare di quel carrozzone tanto convenzionale quanto poco appassionante che è Suicide Squad, non sorprende perciò il tentativo di alimentare il racconto del personaggio più riuscito, Harley Quinn, appunto, grazie soprattutto alla bravura di una Margot Robbie eccezionalmente ispirata.

Quello che piuttosto sorprende è come si sia riusciti nell’impresa di sbagliarlo in pieno, questo spin off-sequel monografico tutto incentrato sulla figura della ex di Joker, Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn) di Cathy Yan.

Il film parte proprio da quella deflagrazione tra fiamme e vapori tossici che è lo specchio di ciò che le si scatenerà attorno, in un tutti contro tutti ma meglio, o peggio ancora, tutti contro lei.

Da lì in poi la vicenda si sviluppa in avanti ed indietro, con continui riavovlgimenti di pellicola, voce fuori campo e momenti meta narrativi in cui il personaggio parla direttamente al pubblico a partire dagli inserti a disegni animati nel prologo.

Se tutto ciò dà un certo senso di già visto è perché è proprio così. Gli ingredienti di Birds of Prey sono gli stessi che hanno fatto di Dead Pool quel caso unico nel suo genere. Eh già! Da Thor Ragnarok in poi ci si prova a cadenza periodica. Fallendo.

Perché con tutto il suo flusso ininterroto di volgarità, di gusto trash, di stile sgangheratissimo, questo atto secondo delle gesta demenziali dell’ antieroina più amata della DC, non la vede neppure da lontanto, l’autentica, corrosiva, geniale irriverenza del modello, attestandosi più modestamente sul piano di una ambiziosa imitazione che può andare bene unicamente come opera seriale.

Alla fine della fiera, di questo si tratta. Nulla di più e nulla di meno: alla testa di un piccolo esercito multietnico di stereotipatissime donne virago in guerra aperta col genere maschile, Harley cerca con tutte le sue forze di rimanere in vita e di dare un senso a se stessa. Auguri.