Il cinema salvato dai ragazzini? Storia e gloria del (non più tanto) Piccolo America
Dall’occupazione della sala a Trastevere nel 2012 al Cinema in Piazza e alle tensioni con Anec e Anica di questi giorni. Abbiamo ripercorso la storia dei Ragazzi del Cinema America per spiegare da dove vengono e capire dove vogliono andare. Mentre – insieme ad altre associazioni – assestano un bel colpo alla “lobby” cinematografica con l’Antitrust che riconosce “un’intesa di boicottaggio” da parte di ANICA e ANEC nei confronti delle arene gratuite su tutto il territorio nazionale …
«Intesa di boicottaggio», la definizione nel comunicato dell’Agcm (l’Associazione Garante della Concorrenza e del Mercato), emesso il 9 luglio, non lascia dubbi. Anica (associazione che riunisce produttori e distributori cinematografici) e Anec (organo degli esercenti), in particolare Anec Lazio, hanno agito di comune accordo per operare «un danno grave e irreparabile per la concorrenza» nei confronti delle arene gratuite.
Si tratta dell’ultima, grande vittoria dei Ragazzi del Cinema America. Non da soli: accanto a loro ci sono state Cinemusica Nova dell’Emilia Romagna e il Laboratorio di quartiere del Giambellino di Milano. Tutte arene gratuite che si sono ritrovate senza film da proiettare in quest’estate anomala, in cui la voglia di cinema è forse ancora più forte. Ma non c’è dubbio che il capofila della vertenza sia proprio il Piccolo America, vista la notorietà e il sostegno acquisiti negli anni.
La sua storia inizia nel 2012, quando un gruppo di ragazzi occupa la sala romana del Piccolo Cinema America (vicino viale Trastevere), condannato alla demolizione. L’ascesa di quei ragazzi (tutti tra i 18 e i 30 anni) e del loro leader Valerio Carocci è rapida: due anni dopo l’inizio dell’esperienza si costituiscono come associazione no-profit, per poi dare il via all’arena gratuita nella vicina piazza San Cosimato.
Crescono l’attenzione dell’opinione pubblica, della grande stampa internazionale, ma anche le frizioni con Anec, che già nel 2014 li accusa pubblicamente di concorrenza sleale. Ma i film proiettati, replicano i ragazzi, non sono della stagione corrente, le proiezioni rispettano tutte le norme e riavvicinano la gente al cinema.
Nel 2018 il Piccolo America esce complessivamente vittorioso dal braccio di ferro con la Giunta capitolina sul destino dell’arena di San Cosimato.
Nel 2019, un altro importante risultato: lo sblocco del progetto per la ristrutturazione e gestione di un altro cinema trasteverino, il Troisi (affidato all’associazione nel 2016 tramite bando), che include, oltre a una sala di quasi 300 posti, un bar-foyer e un’aula studio aperta 24 ore su 24.
Ormai, poi, la maglietta amaranto del Cinema America è diventata un simbolo politico: e le vili aggressioni neofasciste dello stesso anno suscitano un’ondata di indignazione anche internazionale (tra i nomi, Keanu Reeves, Willem Dafoe e Alejandro González Iñárritu).
Neanche il Covid arresta il Piccolo America (che già dal 19 maggio 2020 annuncia la ripartenza), il cui leader è ormai un volto noto nella scena pubblica romana. Tanto da essere chiamato anche a far parte del comitato di selezione della Festa del cinema di Roma. Mentre le arene del sempre più grande cinema America, da 100-150 mila spettatori all’anno, sono diventate tre, aggiungendosi il Porto Turistico di Ostia e il Casale della Cervelletta.
Si arriva allo scontro degli ultimi giorni: Anec Lazio rispolvera la vecchia tenzone il 22 maggio (con un comunicato dove ribadisce le accuse di concorrenza “sleale”, tanto più in un momento di crisi come l’attuale). L’8 giugno il Piccolo America denuncia senza mezzi termini: «La lobby dei distributori e delle catene di multiplex sta bloccando le concessioni dei film perché da tre anni vuole costringerci a rendere l’evento a pagamento».
La risposta piccata di Anica ed Anec non si fa attendere, fino all’indagine dell’Agcm di cui si è detto. Nella ripresa delle ostilità c’entra forse il clima post-pandemia: in un momento storico dove anche i classici del cinema sono buoni per riportare ossigeno finanziario al settore stremato, probabilmente i titoli fuori stagione di San Cosimato & Co. sono stati percepiti (più del solito) come potenziali rivali.
Certo c’è da chiedersi cosa accadrà quando dopo l’acquisizione del Troisi, Carocci & co. saranno degli esercenti a tutti gli effetti, dunque membri di quella stessa “lobby” che per anni ha provato a metter loro i bastoni tra le ruote.
Resta il fatto comunque che l’avventura del Cinema America è una piacevole eccezione alla regola del mercato, tanto più vista la giovanissima età di chi l’ha realizzata. Possiamo solo auspicare che esperienze simili si moltiplichino. Il nodo tuttavia è che, attorno all’”eccezione”, c’è ancora e comunque il cinema come industria milionaria (che non vuole perdere né i propri guadagni né i propri privilegi): e con questa, tra una spallata e l’altra, si deve trovare qualche compromesso. Cosa che il Piccolo America ha mostrato di sapere bene, mantenendosi a galla in un mare affollato di squali e riuscendo via via ad espandersi.
Proprio alla luce di questo, è difficile credere che nello strappo degli ultimi giorni (violento e difficile da risanare), i ragazzi si siano mossi incautamente. Il consolidamento nazionale e internazionale di questa realtà è stato costruito attraverso una meticolosa gestione di ospiti, azioni, dichiarazioni ai media. L’esempio migliore in tal senso è proprio Carocci, talmente attento nelle sue interviste da aver ricevuto un ironico “rimbrotto” da Lucia Annunziata in una delle sue ultime ospitate televisive («Carocci lo so che fra quattro anni sarà candidato sindaco di Roma, ma risponda come un ragazzo!»).
Lo scenario da Davide contro Golia (metafora usata dai diretti interessati per descrivere la loro contesa con Anec e Anica) è insomma meno probabile di quanto sembri. I ragazzi possono tra l’altro contare sull’appoggio, oltre che di personalità del cinema e dell’opinione pubblica, di una politica che li ha spesso trattati con un occhio di riguardo (non è un caso che all’inaugurazione di questa sesta, travagliatissima edizione del Cinema in Piazza si sia presentato a sorpresa il premier Conte).
Sembra piuttosto una partita a scacchi ad armi meno impari di quanto si direbbe a prima vista, posto che se per Anica è abbastanza chiaro quali siano queste armi, per il Cinema America paiono ancora vaghe e indefinite. Certo sarà fondamentale seguire gli sviluppi della vicenda, che magarri chissà, potrebbe terminare in un salutare scossone all’inamovibile sistema cinema italiano.
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