Il manager (regista) col cuore dalla parte giusta. Ciao Giorgio Poidomani che ci hai insegnato la generosità
Manager ai vertici delle più grandi aziende italiane, prodigioso inventore di imprese editoriali, intellettuale raffinato e impegnato nel sociale. In ricordo di Giorgio Poidomani scomparso a 90 anni il 19 agosto a Roma…
“Chediamolo a Giorgio”. Un po’ come quel Chiamiamo il babbo, libro di ricordi di famiglia in cui le figlie Paola e Silvia Scola hanno rievocato vita pubblica e privata del grande Ettore.
Un grande regista, non di cinema, ma di finanza (è stato ai vertici delle più grandi aziende italiane, dalla Sogene alla Sir) e progetti editoriali (L’Unità riaperta da Colombo e Padellaro e dopo, la creazione de Il Fatto quotidiano e molto prima gli Editori Riuniti) Giorgio Poidomani altro che se lo è stato.
E per noi ex l’Unità (è lì che l’abbiamo incontrato come Amministratore delegato) lo è stato in modo particolare, con la sua porta sempre aperta, nonostante il caratteraccio e i suoi proverbiali cazziatoni. Come un babbo, appunto, a cui chiedere consiglio. Per tutto. “Chiediamo a Giorgio” …
La sua è stata una vita da antologia. Fatta di incarichi ai vertici e di infinite storie da raccontare. I suoi aneddoti vissuti ovunque, dall’anticamera di due giorni e due notti nel deserto alla porta dello sceicco di turno per conto dell’azienda, allo scampato linciaggio nella Sorbona del ’68, dove da top manager, giovanissimo, andò a dare solidarietà agli studenti, avrebbero potuto riempire un’autobiografia di centinaia di pagine (e ci aveva anche pensato, ma del resto “apparire” non è mai stata una sua priorità).
La sua vita, pienissima, è stata lunga quasi un secolo: ci ha lasciati il 19 agosto a 90 anni appena fatti. Lui nato in terra friuliana il 14 luglio del 1934, giorno della presa della Bastiglia, la rivoluzione l’ha fatta coi numeri (proverbiali i suoi business plan di cui riempiva fogli e fogli come gli artisti coi loro “schizzi”) ma caricandoli sempre di contenuti, etici, culturali, politici, col cuore ben piantato a sinistra.
Numeri carichi di umanità, insomma. Parola chiave della sua vita, coronata del resto proprio in questi ultimi anni da volontario nel carcere di Rebibbia (con Antigone), ancor prima con Emergency di Gino Strada ma anche, sempre da volontario, allo sportello dell’Ordine dei giornalisti dove aiutarli (soprattutto in tempi di disoccupazione nera come i nostri) ad inventare nuovi progetti capaci di reggere alla prova dei suoi fatidici business plan. “Chiediamo a Giorgio” anche per loro.
Per noi, e stavolta parliamo di Bookciak, è stato un padre anche in questo. Quando ormai, circa quindici anni fa, ci ha aiutato, sostenuto e accompagnato nei primi passi di quest’avventura. Che poi è deviata su un premio cineletterario e queste pagine web (a fare i conti ahimè non l’abbiamo imparato) a cui affidiamo il suo ricordo (e dove ce n’è anche uno di suo pugno).
Lunghe discussioni, business plan – ovviamente – e tante riunioni ai vertici (le Associazioni degli editori, dei produttori …). E lui generosamente presente in ogni occasione. Con quella sua bella faccia da cinema (attore lo è pure stato, per Citto Maselli e Rosalia Polizzi) i capelli bianchi, alto, magro, naturalmente elegante in maniche di camicia – sua mise abituale – nonostante l’inverno, al massimo un pullover sulle spalle (mai visto in cappotto!). Tempra da giocatore di rugby la sua, sport giovanile praticato per molti anni e che solo lui sapeva pronunciare con quella “r” arrotata che gli toglieva ogni idea di fango e muscoli.
Manager e intellettuale raffinato – binomio raro da incontrare – non c’erano libri appena usciti o film che Giorgio non avesse letto e visto. E persino inaspettati registi capaci di sbancare i botteghini gli chiedevano consiglio. Nel toccante saluto che uno dei suoi nipoti – cinque splendidi ragazzi e una magnifica ragazza, perché Giorgio è stato anche nonno e padre di tre figlie – ha affidato agli amici presenti al funerale (lo scorso 21 agosto), ne ha ricordato la forza del combattente (tempra da rugbista, l’abbiamo detto) anche di fronte alle malattie, la capacità di guardare al futuro e anche quella sua passione, come i bimbi, per la pasta al pomodoro. Una delle pochissime cose che mangiava, non sopportando i piatti sofisticati. Aggiungiamo che Giorgio adorava il gelato ed era capace di divorare un cono in pochi minuti. Ci mancherà anche questo di Giorgio Poidomani. A Simona, Elisabetta, Federica e alla moglie Anna Maria, straordinaria compagna dell’intera vita, l’abbraccio più grande.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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