Il mondo ad altezza di micio. Arriva in sala “Vita da gatto” dal classico letterario francese

In sala dal 18 aprile (per Plaion Pictures) “Vita da gatto” di Guillaume Maidatchevsky, dal classico della letteratura francese di Maurice Genevoix . Le avventure di Rroû, un gattone grigio e nero, accolto da una ragazzina, Clémence, quando resta orfano fra i tetti di Parigi. Tra loro nasce una relazione affettuosa , ma senza rinunciare al desiderio di conoscere il mondo, di vivere fino in fondo la sua natura di gatto che seguiamo con lo sguardo ad altezza di felino …

L’ispirazione di Vita da gatto – l’ultimo film di Guillaume Maidatchevsky in uscita il 18 aprile nelle sale italiane – non prende spunto dalle pucciosissime storie miciose che affollano i social media, ma risale a quasi cento anni fa.

Vanta addirittura ascendenze letterarie, sulla scorta del suggestivo racconto Rroû che Maurice Genevoix scrisse nel 1931. La storia segue infatti le avventure di Rroû, un gattone grigio e nero (nel film diventa un bel soriano) dal ronfare sonoro e dal carattere imponente. Accolto da una ragazzina, Clémence, quando resta orfano fra i tetti di Parigi, il micetto stringe una relazione affettuosa con la sua umana, ma senza rinunciare al desiderio di conoscere il mondo, di esplorarne i confini e di vivere fino in fondo la sua natura. Di gatto.

Anche Maidatchevsky non rinuncia alla sua natura di documentarista (i fortunati precedenti sono Kina e Yuk alla scoperta del mondo, le peripezie di due volpi artiche, e Ailo – un’avventura fra i ghiacci, storia di un cucciolo di renna). E in Vita da gatto, e segue il felino (in verità ne sono stati usati quattro durante le riprese) ad altezza di micio, più in assonanza con i filmati alla National Geographic che a zoomate disneyane.

È il pregio del film, che rimane asciutto, con un basso continuo di verità anche crude. C’è il rapporto di complicità del gatto con Clémence – la deliziosa Capucine Sainson-Fabresse – a rendere la magia e la dolcezza di questo incontro. Il loro crescere insieme e affrontare le avversità che la vita propone, a ciascuno le sue.

La bambina avverte imminente la separazione dei suoi genitori, Rroû sente il richiamo della foresta e di una certa gattina bianca che si affaccia tra gli alberi nella casa di montagna dove la famiglia di Clémence passa una breve vacanza. Si perdono entrambi: il micio tra le insidie della foresta, popolata da linci e gufi minacciosi, e Clémence sopraffatta dagli abbandoni. La crisi rientrerà grazie all’intervento della ruvida vicina di casa (Corinne Masiero, azzeccatissima nel suo ruolo di mezza strega e mezza creatura dei boschi), che salva i due amici e suggerisce a Clémence la scelta da fare.

Lo sguardo di Maidatchevsky non è solo ad altezza di micio ma anche a misura di bambina. Capace di attualizzare il contesto di quest’amicizia particolare tra un gatto e la sua umana senza alterare la grazia del racconto originale. Una storia delicata di apprendistato al vivere e all’amare, passando persino per una natura gender fluid di Rroû, (i genitori di Clémence lo prendono per una micina, mentre la smagata vicina ne scopre subito i veri attributi) che ha già conquistato il Giffoni 2023.

Qui le sale dove trovarlo