Il ricco scultore e il povero scalpellino. “Borromini e Bernini, sfida alla perfezione” in sala

Uscita evento soltanto il 15,16 e 17 maggio (con Nexo Digital) del documentario dedicato ai grandi dell’arte: “Borromini e Bernini, sfida alla perfezione” di Giovanni Troilo. I due grandi artisti a confronto ma, soprattutto in antitesi pronti a rivaleggiare e a scontrarsi. Una “lotta” che produrrà la rivoluzione del Barocco e cambierà per sempre la concezione stessa dell’architettura. Peccato per gli interpreti che rendono tutto un po’ naif …

Tra lo scultore ricco e famoso, figlio d’arte, abituato alle trame della corte papale, scavezzacollo e molto raccomandato, e il povero scalpellino emigrato dalle montagne della Svizzera nella capitale del potere e dell’arte con il sogno di diventare architetto, per chi fareste il tifo?

Dite la verità. Non c’è storia, il poveraccio o come va di moda dire oggi l’ underdog è quello che attira tutte le simpatie e in effetti è lui il vero protagonista del nuovo film documentario dedicato ai grandi dell’arte: Borromini e Bernini, sfida alla perfezione, prodotto da Sky e Quoiat Films e distribuito da Nexo Digital all’interno della stagione della Grande Arte al Cinema, nelle sale solo il 15, 16 e 17 maggio .

Francesco Castelli in arte Borromini come sceglierà di farsi chiamare dal 1668, arriva da adolescente a piedi come un pellegrino nella Roma governata da Paolo V Borghese e poi da Urbano VIII Barberini, una città travolta da febbre innovativa e da grandi progetti urbanistici. E qui proprio lavora come affermato scultore un suo coetaneo Gian Lorenzo Bernini, che ambisce a diventare anche architetto, lui già molto apprezzato dal papa Barberini. Differenze di carattere e di stile, insomma, si scatena una rivalità che produrrà la rivoluzione del Barocco, e cambierà per sempre la concezione stessa dell’architettura.

Il racconto di questa rivoluzione si snoda per le vie di Roma, tra Palazzo Barberini, San Pietro, San Carlo alle Quattro Fontane, Sant’ Andrea al Quirinale, l’Oratorio di San Filippo Neri, la Basilica di San Giovanni in Laterano, Piazza Navona, la Chiesa di Sant’ Ivo alla Sapienza, fino ad arrivare alla Tomba di Borromini a San Giovanni Battista dei Fiorentini, dove l’artista riposa ancor oggi. Un invito ad approfondire la conoscenza di un itinerario emozionante.

Il commento affidato a studiosi italiani e stranieri, sempre un po’ di parte lasciano a Bernini, il ruolo del cattivo, quello fortunato che per merito della sua indole da cortigiano sa cavarsela e incassa le commesse più prestigiose che gli garantiranno ricchezze e gloria eterna. Mentre il povere Borromini geniale ma ombroso, di carattere riservato e sospettoso, si chiude sempre più in una cupa depressione che lo porterà a 68 anni a suicidarsi come un samurai, gettandosi sulla propria spada.

Un dramma messo in scena con rievocazioni in chiave contemporanea con attori che, a dir il vero, ben poco ricordano i personaggi , ritratti ed autoritratti. Ambedue scuri scarmigliati e baffuti come voleva la moda del tempo, assumono l’aspetto di due giovani emergenti attori toscani, Pierangelo Menci (Diabolik Ginko all’attacco ) – un Bernini imbambolato – e Jacopo Olmo Antinori (Io e te di Bernardo Bertolucci) che trasforma il povero Borromini in un putto biondo e riccioluto.

Curiose scelte del regista Giovanni Troilo molto apprezzato per le Ninfee di Monet e Frida Viva la Vida.
Splendide le immagini delle immaginifiche architetture di Borromini, stupende le elaborazioni grafiche per far comprendere allo spettatore la genialità degli schemi geometrici alla base di progetti che continuano a stupire per bellezza e originalità. Ma a contribuire più di tutto al racconto è la testimonianza di Paolo Portoghesi, architetto e prof universitario immenso conoscitore di Borromini, che nel suo eremo di Calcata custodisce come una reliquia un suo disegno autografo.

Una rarità, scampata al rogo che lo stesso appiccò a tutti i suoi progetti per evitare forse che fossero copiati dal rivale. Di Paolo Portoghesi, oggi ultra novantenne, è l’analisi lucida del valore di Borromini, fuori da tutti gli schemi scontati della tragedia: ”Era più avanti di tutti, troppo per essere capito dagli uomini del suo tempo e non solo.”