La bambina portoghese nella periferia di Londra. Il (buon) cinema alla Ken Loach su MioCinema

Arriva dal 7 maggio su MioCinema “Listen” opera prima della regista portoghese Ana Rocha de Sousa, Leone del futuro allo scorso festival di Venezia. Una storia alla periferia di Londra tra immigrati portoghesi che mette sotto accusa le istituzioni e i loro rappresentanti che agiscono in modo ingiusto e crudele. A farne le spese una ragazzina sorda e i suoi fratelli strappati alla famiglia. Una di quelle storie che avrebbe potuto ispirare la vena di Ken Loach …

Non è esattamente uno spot a favore dei servizi sociali inglesi il film Listen, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria e il Leone del Futuro per la migliore opera prima, dal 7 maggio in esclusiva su MioCinema.

Scritto e diretto da Ana Rocha de Sousa, regista portoghese al suo debutto dopo una carriera da attrice, il film narra una vicenda di quelle che ispirerebbero la vena di Ken Loach. In una Londra periferica, fotografata con una luce fredda che ne esalta lo scarso tasso di umanità, una coppia portoghese immigrata e precaria con tre figli a carico si trova in tali difficoltà economiche da attirare l’attenzione dei servizi sociali.

Quando questi ultimi visitano la loro bambina sorda, una straordinariamente espressiva Maisie Sly, i cui lividi sulla schiena dovuti a una malattia genetica sono scambiati per segni di un maltrattamento, decidono unilateralmente di strappare i bambini ai genitori per destinarli a un’adozione forzata. Da qui la giovane coppia inizierà una disperata battaglia per riottenere la custodia dei figli, in un crescendo di emozioni e di rabbia.

Interpretato e diretto con grande intensità, il film – il cui titolo non allude solo allo stato di infermità della bambina – pone l’accento sull’incapacità di ascolto, mettendo sotto accusa le istituzioni e i loro rappresentanti che agiscono in modo ingiusto e crudele.

L’enfasi sulle figure femminili, quelle buone e quelle meno buone, non lascia dubbi sulla sensibilità della regista e sulla denuncia che intende rappresentare con il suo film, nato – come ha dichiarato lei stessa – da un’urgenza di filmmaker e di madre.

“Questo film – ha aggiunto Ana Rocha de Sousa – è stato per me un viaggio sofferto nei nostri modi di vedere, di giudicare e di credere, e in ciò che è effettivamente reale. Ciò che mi interessa sono le forme e i chiaroscuri dei diversi aspetti di una storia, quella che sembra una danza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Giudicare gli altri in modo assoluto spesso induce all’errore, mentre la capacità di indossare i panni degli altri è il primo passo per il cambiamento”