La coppia di sbirri più fracassona e letale è rinata in tv
In onda su Italia 1, ogni lunedì in prima serata, “Lethal Weapon” versione televisiva della saga di “Arma letale” che ha riscritto la storia recente dell’action movie attraverso la coppia di sbirri più sgangherata, fracassona e letale mai concepita per il cinema. Al posto di Danny Glover e Mel Gibson i “nuovi” Damon Wayans e Clayne Crawford che si accostano agli storici personaggi con affetto…
Nel 1987 Richard Donner, regista consacrato dal successo planetario di Superman, è uno dei cineasti che stanno segnando il loro tempo con cult movies come l’epico Ladyhawke e il generazionale e avventuroso I Goonies; coadiuvato dallo sceneggiatore, regista e attore Shane Black lancia sugli schermi la coppia di sbirri più sgangherata, fracassona e letale mai concepita per il cinema: Lethal Weapon, da noi Arma Letale, film che ha riscritto la storia recente dell’action movie.
Hanno facce diverse i protagonisti: da padre di famiglia e da figlio di buona donna e sono interpretati da due pesi massimi: Danny Glover e Mel Gibson. Si chiamano Roger Murtaugh e Martin Riggs e non potrebbero essere più diversi. L’uno compassato e vicino alla pensione, con uno stato di servizio immacolato ancorché privo di grandi picchi; l’altro ex fuoriclasse dei reparti speciali, reduce del Vietnam, specialista dell’assassinio con tendenze suicide a causa della perdita della moglie. Uno vive con la bella e numerosa famiglia in una villetta, l’altro in un camper parcheggiato abusivamente sulla spiaggia.
Un bianco e un nero, assortimento non nuovo che di genere in genere si aggiorna: dal western The Outcasts del 1968, trasmesso in Italia col titolo Sui sentieri del West, dove alla fine della Guerra civile, una coppia di cacciatori di taglie, il bianco Earl Corey interpretato da Don Murray e l’afroamericano Jemal David interpretato Otis Young si alleano per forza di cose, al serial spionistco I Spy, Partita a due da noi, con Robert Culp e Bill Cosby, giocatori di tennis e agenti segreti, fino al patinato e very 80, Miami Vice col duo Sonny Crocket e Rico Tubbs, vale a dire Dan Johnson e Philip Michael Thomas in completi Armani e Ferrari.
Al cinema invece, prima della coppia di Donner, è stato John Carpenter a portare in scena nel 1976 un duo composto dal criminale bianco Napoleon Wilson e dal tenente Bishop insieme per forza, in Distretto 13, formula invertita nel 1982 da quell’asso del cinema action che è Walter Hill con 48 ore.

Dopo quattro film dagli incassi strotosferici (e dal cast stellare con Joe Pesci, Irene Russo, Jel Li, Cris Rock) direttamente proporzionali alle accuse di razzismo, omofobia, incitazione alla violenza, linguaggio ad alto contenuto di volgarità, che di pellicola in pellicola sono state appioppate alla saga, la serie si blocca per poi essere ripresa quasi trent’anni dopo con l’adattamento per la tv.
Nei due ruoli principali vengono scritturati Damon Wayans, come Murtaugh, interprete dalla carriera robusta già visto al fianco di Bruce Willis ne L’Ultimo boyscout di Tony Scott (1991) e nella sit com Tutto in famiglia, a suo agio sia in ruoli d’azione che brillanti e Clayne Crawford per Riggs, attore dall’impressionate somiglianza con Johnny Deep, come non tarda a osservare il suo compagno di ventura. O sventura.
Gli episodi trasmessi su Italia1 ogni lunedì (in prima serata) quasi in contemporanea con gli States dove la serie è in onda dallo scorso settembre su Fox, attualizzano, con doveroso rispetto, le idee e la trama portante.
Riggs è un ex Navy Seals trasferitosi a Los Angeles dopo la perdita della moglie in dolce attesa. Dramma che lo segna a tal punto da essere affiancato all’esperto detective Murtaugh. La serie ricalca lo stile “casual” del film. Molte sono le gags recuperate: dai duetti tra i due, ai salti dai tetti dei palazzi nelle provvidenziali piscine. Dallo sbandato detective che si piazza a casa dell’altro a ogni occasione alle parentesi rosa tra Murtaugh e consorte.
Vi sono anche delle licenze, il ruolo della psicologa, che nei film era semi macchiettistico, qui è affidato alla sempre bella Jordana Brewster, già sorella di Dom Toretto e moglie del compianto Paul Walker nella saga di Fast & Furious, e non è un azzardato immaginare un futuro coinvolgimento sentimentale tra lo spericolato e tormentato agente di polizia e l’empatica e protettiva dottoressa.
Così come non stupisce più di tanto la ormai inevitabile sequenza dal coroner con primo piano sulle mutilazioni. Un salto ce lo fa persino Rocco Schiavone. I due personaggi che hanno un conto danni continuamente aggiornato tra scazzottate, inseguimenti furibondi in auto e mortali conflitti a fuoco, si rincorrono in un gioco di accostamenti che sconfina nel metatelevisivo: partendo da Crocket e Tubbs fino a Starscky e Hutch, ovvero i capisaldi del genere “coppia in azione” non fanno nulla per rimpiazzare nell’immaginario di genere le due star che hanno portato in orbita Lethal Weapon al cinema. Si accostano anzi ai personaggi quasi con affetto, quello stesso affetto con cui piacevolmente ci si pone di fronte allo schermo per vedere in quali guai andranno a ficcarsi e con quale improvvisato, sgangheratissimo piano riusciranno a venirne fuori.
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