Ritratto di famiglia con la pistola. La gente sempre meno bella di Ivano De Matteo

In sala dal 30 gennaio (per Academy Two), “Villetta con ospiti” nuovo tassello del cinema di Ivano De Matteo da sempre attento al racconto delle contraddizioni del nostro contemporaneo. Soprattutto quelle interne alle famiglie, come nel suo più famoso e riuscito, “La bella gente” del 2009. Qui l’obiettivo è puntato su una ricca famiglia del Nord Est e su quella provincia ipocrita e corrotta. Nonostante i bravi interpreti (Marco Giallini, Michela Cescon, Massimiliano Gallo), però, la narrazione soffre di eccessivi schematismi …

Il cinema di Ivano De Matteo, regista e attore romano 54enne, è un cinema che guarda la realtà da molto vicino. Ne osserva le increspature, gli aspetti meno “digeribili”, ne racconta le contraddizioni meno scontate.

Soprattutto quelle interne alle famiglie, spesso quelle borghesi, benestanti e magari anche di sinistra, eppure messe in crisi dal figlio che si fa la storia con la ragazzetta ucraina, finita nel raket della prostituzione e che la stessa madre ha accolto in casa per proteggere. Va bene dare un tetto alla povera prostituta, va bene aiutarla, ma che il proprio figlio possa avere la tresca con la “puttana” questo proprio no. Era La bella gente, il film – tra l’altro finito in un cul de sac distributivo – del 2009 che ha dato visibilità anche all’estero – la Francia – a Ivano De Matteo.

Questo per chiarire subito il tipo di storie familiari che ama raccontare. Come quel padre finito a dormire in macchina (Valerio Mastandrea) a seguito di un divorzio (Gli equilibristi) nell’Italia dei nuovi poveri o quei rampolli di buona famiglia, invece, che una sera un po’ alticci si sono divertiti a pestare a sangue un barbone (I nostri ragazzi, dal best seller dell’olandese Herman Koch, La cena, Neri Pozza).

Sempre di famiglie bene, ma decisamente non buone, racconta infatti anche il nuovo film, Villetta con ospiti, frutto di una coproduzione italo-francese (Rodeo Drive con RaiCinama e Les Film d’ici) e dal 30 gennaio al cinema con Academy Two.

Un dramma cupo ambientato in quel Nord Est ricco e ipocrita già tanto narrato dal cinema d’autore (in testa, inarrivabile, Signore e signori di Germi) che De Matteo tenta di raccontare in forma allegorica: i sette vizi capitali per altrettanti personaggi, più o meno. Il poliziotto, il medico, il prete, tutti corrotti a loro modo e la ricca famiglia possidente con marito infedele, moglie psicolabile e figlia in crisi adolescenziale, con fratellino indifeso.

Agli antipodi, invece, – portatori di valori positivi, almeno la donna – sono madre e figlio rumeni, quest’ultimo destinato a farsi vittima sacrificale della psicosi dei furti in villa, capace di trasformare in audace pistolero il più mite dei padroni di casa. Così ci mostra De Matteo avendo trovato la fonte del suo racconto ancora una volta nella cronaca.

Sceneggiato come d’abitudine dal regista con Valentina Ferlan, sua compagna anche nella vita, il racconto stavolta soffre però di un estremo schematismo, di personaggi bidimensionali e quasi quasi di un finale a tesi. E non si rivela una garanzia neanche l’interpretazione dei navigati attori: Marco Giallini, Michela Cescon, Massimiliano Gallo in testa. Siamo lontani, insomma, dalle inquietudini tutte interne a un certo contesto sociale sapientemente affrescato ne La bella gente. Ma un passo falso, del resto, capita anche nelle migliori famiglie.