La Russia di Putin ha la febbre alta. A Cannes il nuovo film di Serebrennikov “bloccato” a Mosca
“Petrov’s Flu” di Kirill Serebrennikov è passato in concorso col regista bloccato a Mosca, dopo una lunga vicenda giudiziaria e gli arresti domiciliari. Un viaggio allucinatorio e lisergico nella provincia russa a partire dall’omonimo romanzo di Aleksej Sal’nikov. La febbre del protagonista contagia l’intera famiglia e racconta un paese folle, violento e decisamente febbricitante …
È una strana febbre quella della famiglia Petrov. Più simile ad un acido che a un’influenza. Capace di trasformare la Russia contemporanea in una sorta di delirio lisergico in cui i morti risogono, i politici sono fucilati per strada, le arti, la letteratura soprattutto, sono in mano a vecchi censori babbioni, le madri sgozzano i figli, c’è violenza ovunque e la vodka scorre a fiumi nelle vene dei protagonisti.
Non è difficile capire perché Kirill Serebrennikov non è esattamente il regista sognato da Putin. Con una condanna penale a tre anni e l’interdizione a ricoprire cariche pubbliche in ambiti culturali, l’autore di Leto e Parola di Dio, ha subito gli arresti domiciliari per molto tempo e anche adesso non può lasciare Mosca.
Così quella poltrona vuota al festival di Cannes – quante ne abbiamo viste negli anni per i registi iraniani -, è diventata il simbolo della solidarietà, della vicinanza del mondo del cinema internazionale ad un autore scomodo e molto schierato per i diritti LGBTQ.
Con Petrov’s Flu, in corsa per la Palma d’oro, Serebrennikov sforna un indefinibile, ma sicuramente urticante affresco di un paese che il baratro l’ha già toccato da tempo. Alla base c’è un romanzo che in Russia ha fatto parecchio scalpore. È La febbre dei Petrov e altri accidenti (tradotto in italia da Brioschi nel 2020) dell’esordiente e giovanissimo Aleksej Sal’nikov considerato uno dei talenti della rinascita letteraria russa.
Comicità e disperazione, come nel romanzo, sono le corde su cui si muove l’intera vicenda. Che poi vicenda non c’è. È tutto un girvagare tra lo squallore notturno di una città di provincia, dove gli echi del passato sovietico entrano ed escono attraverso la mente – febbricitante – del protagonista, Petrov (Semyon Serzin) che presto contagerà moglie e figlio.
E ci sono allucinazioni e desideri in quei sudori febbrili. Petrov da meccanico si scopre fumettista, la moglie da mite bibliotecaria può trasformasi in erculea supereroina e, il figlio, per una volta può pure a staccarsi dai videogiochi.
Nel mezzo ci sono i ricordi – o meglio i traumi infantili – di Petrov. Genitori in perenni litigi, inquietanti recite di Natale e “ragazze della neve” che ritroviamo al presente minacciose e sdentate. Vendono i biglietti a bordo di quel bus dove comincia e finisce il film. Un viaggio allucinatorio da cui viene subito voglia di scendere. Il Serebrennikov di Parola di Dio, per intenderci, era sicuramente meglio.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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