L’amore e altri rimpianti. “In the Mood for Love” torna in sala per ricordarci il piacere di condividere l’arte

Dal 28 aprile di nuovo in sala (per Tucker Film) “In the Mood for Love”, il film di Wong Kar-wai (premiato a Cannes nel 2000 e tratto dal romanzo “Un incontro” di Liu Yichang), nell’edizione restaurata in 4k, attesa a Cannes 2020, poi rimandata e trasmessa in streaming al Torino Film Festival. Un grande film da (ri)vedere al cinema: per apprezzare la fine tessitura di questa struggente storia d’amore mancato. E per ricordarci di quanto sia importante (tornare a) condividere l’arte e la cultura…

«Le piacciono i romanzi a puntate?». «Talmente tanto che ho pensato di scriverne uno». «E perché non lo ha scritto?». «Ci ho pensato tanto, poi ho lasciato perdere. Evidentemente non era destino». È un dialogo sulla scrittura (e sul rimpianto) tra i due protagonisti, Li-Zhen (Maggie Cheung) e Mo-Wan (Tony Leung), a sintetizzare la vicenda narrata da In the Mood for Love, di Wong Kar-wai (dal romanzo breve Un incontro di Liu Yichang, edito in Italia da Einaudi). Il film forse più noto e amato del regista cinese sarà di nuovo in sala (per Tucker Film) dal 28 aprile, nell’edizione realizzata in 4k per celebrarne il ventennale.

Un ventennale che si sarebbe dovuto festeggiare, per la verità, al Festival di Cannes, dove la prima versione del film fu proiettata nel 2000 e premiata per l’interpretazione di Leung, il lavoro dei direttori della fotografia Christopher Doyle e Mark Lee Ping-bing e del montatore, costumista e scenografo William Chang.

Ma il 2020 sconvolto dal Covid ha impedito di vedere, come da intenzioni originarie, la nuova versione del film (restaurata dal laboratorio L’immagine ritrovata di Bologna e Criterion) nella sezione Cannes Classics 2020 (annullata, come tutta l’edizione del festival). Anteprima parzialmente recuperata per un numero limitato di spettatori al 38esimo Torino Film Festival, ma inevitabilmente dagli schermi più o meno ridotti delle proprie case.

È perciò una delle più liete ed emblematiche visioni offerteci dalla nuova (e speriamo non falsa) ripartenza delle sale in Italia, questo In the Mood for Love così a lungo atteso. E certo la tensione di un appuntamento, e di un desiderio, di volta in volta rimandato, o sfiorato, toccato senza poterlo assaporare del tutto, ci ha messo nello stato d’animo ideale per (ri)apprezzare questa struggente storia d’amore covato e mancato. O meglio, differito, evocato e inteso ma sempre trattenuto, per un’impiegata e un giornalista nella Hong Kong degli anni ’60. Vicini di casa, entrambi sposati ed entrambi, probabilmente, traditi dai rispettivi coniugi assenti e forse a loro volta amanti.

Eppure, la passione tra i due è sempre frenata da paure, pudori, vincoli interiori ed esteriori, come un’opera d’arte (letteraria o cinematografica) cui si lavora e che non si compie mai. E però non è solo l’universale apologo in sé a fare la grandezza di In the Mood for Love, ma come esso viene tradotto in un discorso cinematografico che ci parla prima di tutto dello scorrere del tempo, del presente che sfuma in frammenti di passato, delle occasioni che si fanno memorie, reali o solo ipotetiche. Attraverso un montaggio di brevi sequenze in dissolvenza come lampi di ricordi, e un concerto di elementi visivi (dagli abiti indossati ai movimenti di macchina) che restituiscono metamorfosi e ripiegamenti delle emozioni più e meglio delle parole.

Percorso da suggestioni musicali tra Oriente e Occidente, dal valzer di Umebayashi Shigeru ai brani di Nat King Cole, In the Mood for Love è (stato) anche un ponte, invecchiato benissimo, tra due (e più) culture e tradizioni cinematografiche. E in questo momento, dopo un anno (e chissà quanto ancora) di pandemia che ha colpito la cultura non solo come industria ma anche come disposizione fisica e morale allo scambio, fa tanto più bene (ri)vedere un film come questo. Perché ogni, pur fatalmente necessario, distanziamento della nostra triste epoca non si traduca mai in chiusura di una facoltà che più di altre ci rende umani: quella di esprimere la creatività, la poesia, la bellezza, e di condividerla.