L’Est tra storia, futuri distopici e letteratura. La carica delle registe al Trieste Film Festival (online)


Annunciate due nuove sezioni per la 32^ edizione del Trieste Film Festival – online su MYmovies dal 21 al 30 gennaio –, che vanno ad ampliare l’impianto tradizionale del concorso dedicato al cinema dell’Europa centro orientale: “Fuori dagli sche(r)mi”, incentrata sulle nuove prospettive cinematografiche e “Wild Roses: Registe in Europa”,  destinata a pellicole girate esclusivamente da donne.

Nella prima categoria, che vede la partecipazione sia di autori affermati che di giovani emergenti, trovano spazio tutti quei film aperti a sperimentazioni nella struttura narrativa e ad ibridazioni di generi e linguaggi.

Il regista rumeno Cristi Puiu sarà presente con l’anteprima italiana di Malmkrog, già premiato alla scorsa Berlinale: ispirata a I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo di Vladimir Sergeevic Solov’ëv (Marietti, 1996), la pellicola è ambientata in una tenuta di campagna, dove gli ospiti discutono animatamente su temi filosofici come la morte e il progresso, la guerra e i destini dell’Europa.

Sempre dalla Romania arriva Tipografic Majuscul di Radu Jude, dall’omonimo testo teatrale di Gianina Cărbunariu: mescolando teatro e riprese d’archivio, il regista ripercorre la storia del sedicenne Mugur Cãlinescu, che nel 1981 scrisse sui muri della città di Botosani messaggi che incitavano alla rivolta contro gli abusi della dittatura di Ceaușescu.

Una storia di repressione è anche quella del regista ucraino Oleh Sencov, che con l’accusa di terrorismo, ha scontato vent’anni di reclusione in un carcere di massima sicurezza in Siberia: da qui ha diretto a distanza Numbers, film di fantascienza distopica, concepito a partire dalle sue stesse lettere inviate durante la prigionia.

An Ordinary Country di Tomasz Wolski è invece un documentario di found footage, realizzato con film e nastri registrati da ufficiali dei servizi di sicurezza comunisti, in Polonia tra gli anni ’60 e ’80: una sorta di Le vite degli altri “più vero del vero”. Infine, partecipano alla sezione anche Homelands, in cui la regista serba Jelena Maksimović si aggira tra rovine e case abbandonate, per riscoprire il villaggio da cui sua nonna fuggì durante la guerra civile greca, e In Deep Sleep della russa Maria Ignatenko, che racconta l’esperienza del lutto attraverso lo sguardo del protagonista Victor, reduce dalla perdita della moglie.

La produzione femminile viene ulteriormente valorizzata nella sezione “Wild Roses: Registe in Europa”, uno spazio pensato per portare l’attenzione su progetti di grande qualità, che spesso faticano ad accedere ai finanziamenti, perché firmati da donne. Ogni anno il focus sarà dedicato ad un Paese diverso: in questa prima edizione si parte con la Polonia, dove proprio in questi mesi, le donne sono scese in piazza contro leggi reazionarie, come quella contro l’aborto.

Saranno presenti cinque registe, con opere che propongono nuove forme di rappresentazione femminile e uno sguardo disincantato sul loro Paese: Anna Zamecka con Communion, Hanna Polak con Something Better To Come, Agnieszka Smoczyńska con The Lure, Jagoda Szelc con Tower. A Bright Day e Anna Jadowska con Wild Roses.