“L’inganno” di Sofia Coppola. Se il diavolo non veste Prada ma crinoline e merletti

In sala dal 21 settembre (per Universal Pictures) “L’inganno” di Sofia Coppola, remake de “La notte brava del soldato Jonathan”, trasgressivo Don Siegel del 1971, tratto dal romanzo di Thomas P. Culliman. Ma la regista americana perde per strada l’ambiguità e la morbosità del Maestro. E propone una rilettura scrupolosa, elegante ma piatta. Già passato a Cannes. Teresa Marchesi (dall’Huffington Post)

Clint Eastwood ne “La notte brava del soldato Jonathan”

Nella scena più conturbante di The Beguiled (in Italia è L’Inganno), che ha riportato in concorso a Cannes Sofia Coppola, un’austera Nicole Kidman deterge con estatica lentezza il muscoloso torace, le cosce e la zona più a rischio a sud dell’ombelico dell’appetitoso Colin Farrell, mentre l’oggetto del desiderio è assopito.

È un “female touch” che l’occhio virile di Don Siegel non si sarebbe mai consentito. Ma a parte questo non si capisce perché la Coppola-bis abbia deciso di fare il remake de La notte brava del soldato Jonathan, un trasgressivo Siegel del 1971 con un sorprendente Clint Eastwood, flop negli incassi, allora, e oggi di culto.

Il The Beguiled di Don Siegel era basato sul romanzo omonimo di Thomas P. Culliman, uscito cinque anni prima. Un educato, flebile applauso dei critici ha accolto sulla Croisette una rilettura scrupolosa, elegante ma piatta.

Speravamo che Sofia Coppola, talento capace di intercettare in chiave dark le pulsioni della pubertà fin dal suo esordio del 1999, Le vergini suicide, sarebbe riuscita a fare sua, a rovesciare magari, una storia che aveva esposto Siegel all’accusa di misoginia. Macchè.

Siamo nella Virginia sudista del 1864, terzo anno di Guerra di Secessione. Il caporale nordista Colin Farrell, gravemente ferito, viene trovato e soccorso da un’allieva del collegio femminile diretto dalla casta e severa Nicole Kidman.

Con il pretesto della carità cristiana lo curano, ma il maschione fa ribollire gli ormoni repressi dalla clausura. Come il serpente sul melo dell’Eden, seduce a 360 gradi, adulte e bambine.

Non a caso il titolo  originale del romanzo era The painted Devil: la Kirsten Dunst sacra alla Coppola (dalle Vergini ad Antoinette), la meno ipocrita nel bisogno di sesso, fa l’insegnante.

Nella malsana claustrofobia da convento, le “femmine folli” si contendono il “maschio alfa”, senza distinzione d’età. E quando viene sorpreso a letto con la vogliosa educanda Elle Fanning (l’ex bambina prodigio di Hollywood), dopo una procurata spinta che lo infortuna di nuovo,  gli viene “pietosamente” amputata una gamba.

Siamo vicini alla crudeltà horror del Misery di Stephen King. Nel finale, il “nemico”, mutilato e furioso, sarà eliminato con un piattino di funghi venefici.  Su proposta di un’allieva “innocente”.

Che si tratti di vendetta o di rappresaglia di branco, quel collegio diventa una casa di streghe. Don Siegel ha lasciato il segno perché demoliva (allora!) il tabù della purezza infantile. Ma Sofia Coppola ha perso per strada l’ambiguità, la morbosità del Maestro. Che suggeriva, invece di dichiarare. Clint Eastwood era pietroso nel volto, come al solito, ma sottilmente allusivo nel corpo. Colin Farrell non è meno “macho”, ma gioca a carte scoperte. Come tutte le dinamiche del film, che risultano meno “malate”, e quindi meno potenti.

L’escalation dell’erotismo represso e umiliato si affida solo a una Kidman perfetta e terrificante, nel dissimulare dietro un contegnoso riserbo l’“attrazione fatale” di tutte. L’ipocrisia dell’educazione religiosa è stemperata. Il vecchio The Beguiled- La notte brava del soldato Jonathan era in fondo un Biancaneve a rovescio, che risvegliava la sessualità nelle molte principesse “bacianti” del film. Ma qui il Diavolo, che non veste Prada ma crinoline e merletti, fa molto meno paura. Mai e poi mai ci stancheremo di dirlo: perché, con tutto il rispetto, vi ostinate a fare i “remake” ?

fonte: Huffington Post