Noi povere bestie. Il nuovo film partecipato di Marechiaro per un cinema rinnovabile


 

Certo che non potevano esserci tempi più adatti dei nostri per riflettere sul significato di “bestialità” nei linguaggi e negli immaginari contemporanei. Non sempre capita, ma stavolta il tempo ha giocato a favore.

Nel 2017, infatti, quando il progetto appena partito si è dovuto fermare per mancanza di fondi, questo nostro povero pianeta (che a breve non si potrà neanche più chiamare azzurro, prosciugato e bruciato dalle mutazioni climatiche) non aveva ancora conosciuto la tragedia del Covid; l’assalto a Capitol Hill (con le corna di bisonte in primo piano); l’Europa inerte davanti all’occupazione dell’Ucraina e indifferente alla strage di bambini a Gaza; il lutto nazionale per Berlusconi e, non ultimo, l’arrivo a palazzo Chigi della prima donna premier che vuole essere chiamata “LO” presidente.

Che Antonietta De Lillo con la sua factory creativa Marechiario sia stata capace nel tempo di anticipare e offrire attente letture degli umori dei tempi è ormai acclarato (penso anche ai ritratti come Let’s Go sulle nuove povertà). Ma, effettivamente, questo nuovo film partecipato dal tema di grande attualità L’uomo e la bestia, ne è la conferma.

Dopo Il pranzo di Natale (2010), primo esperimento di crowdsourcing e felice racconto dell’Italia dal punto di vista privilegiato delle festività (ci aveva già indicato la strada, del resto, Cecilia Mangini nel suo folgorante Felice Natale del 1964). E dopo Oggi insieme, domani anche (2015), – nome in codice Oida riflessione a più sguardi sui cambiamenti del sentimento amoroso ai tempi della crisi ed oltre, ecco una nuova indagine documentaristica che sfrutta le nuove tecnologie digitali per esplorare il complesso rapporto tra il mondo umano e animale, in tutte le sue sfaccettature.

“Tra le varie mutazioni che il cinema ha subito con l’avvento del digitale c’è anche quella relativa al concetto di originale. Con il digitale non si parla più di originale ma di file nativo”… quindi:”la mia idea di progetto partecipato – dice Antonietta De Lillo – si estende fino alla possibilità che gli autori possano trovare una sponda per realizzare la loro narrazione, il loro film, e poi possono offrire le loro stesse immagini come parte del racconto del film partecipato. Il film partecipato è il fine ultimo del progetto, ma non l’unico”.

L’uomo e la bestia, dunque, come film partecipato punta da una parte a creare “un cinema circolare e sostenibile attraverso una collettività di sguardi – un cinema ecologico -, dall’altra aiuta a realizzare opere di singoli registi sostenendoli anche nella diffusione”.

Tutti possono partecipare al progetto. Le iscrizioni sono aperte fino al 31 dicembre 2023. Tra i candidati ne saranno selezionati dieci per ogni città: Napoli, Roma e Palermo dove, tra febbraio e marzo 2024, si svolgeranno i workshop gratuiti. A seguire la giuria sceglierà sei vincitori, due per ogni sede che riceveranno 3000 euro e un tutoraggio artistico e produttivo fornito da marechiarofilm.

Inoltre l’AAMOD offrirà il suo premio cedendo i diritti di tre minuti di repertorio da utilizzare per la realizzazione dell’opera. Mentre il premio Solinas offrirà l’opportunità a uno dei sei finalisti di partecipare agli incontri professionali nell’ambito del Premio Solinas – Documentario per il Cinema 2024. I sei vincitori realizzeranno le loro opere entro gennaio 2025 e presenteranno un estratto dei loro documentari durante l’evento conclusivo di “Fare un film”.

Insomma, le opportunità de L’uomo e la bestia sono sul piatto. Fatevi avanti filmmaker ed aspiranti. Perché di una cosa restiamo sempre convinti: che il “noi” funziona meglio dell’”io”. O almeno diverte molto di più.

qui bando e regolamento