Quando il papa rapiva i bambini (ebrei). Marco Bellocchio al lavoro sul caso Mortara

“Il caso Mortara” opera di Francesco Cilluffo al The Dicapo Opera, New York

In principio era Steven Spielberg, ma in realtà in tanti avevano adocchiato quella storia (anche per il teatro e l’opera). Ed ora è ufficiale: Marco Bellocchio è già al lavoro sul “caso Mortara”, il bambino ebreo rapito alla sua famiglia dall’Inquisizione di Pio IX nel 1858 a Bologna.

Questo, infatti, è quanto accadde ad Edgardo Mortara, ragazzino di appena sei anni, figlio di una famiglia di commercianti ebrei di Bologna il cui triste destino lo portò al centro delle cronache mondiali dell’epoca, per poi essere cancellato – almeno in Italia – dai libri di storia.

Da una parte simbolo della lunga battaglia contro il potere temporale della Chiesa, che di lì a poco (il 20 settembre 1870) sarebbe crollato per sempre con la “Breccia di Porta Pia”. Dall’altra vittima sacrificale della secolare persecuzione contro gli ebrei, di cui l’affare Dreyfus, non molti anni dopo, avrebbe rivelato al mondo la sua inquietante potenza.

Ebbene nella notte del 23 giugno 1858, la polizia pontificia, su ordine dell’Inquisitore di Bologna, si presentò a casa Mortara strappando ai genitori il piccolo Edgardo: la sua “colpa”, essere stato battezzato all’insaputa dei suoi e quindi destinato per legge ad essere educato secondo la fede cattolica.

Un fulmine a ciel sereno, insomma, per i poveri genitori ingnari che una domestica cattolica, a servizio in casa loro, avesse “battezzato” il ragazzino ad appena un anno, credendolo in fin di vita per una malattia. Un segreto custodito a lungo, ma che alla fine la donna aveva rivelato in confessione. Il “solerte” sacerdote spifferata la notizia ai suoi superiori, aveva innescato la terribile macchina dell’inquisizione.

Quello che accadde dopo fu ancora più incredibile. Edgardo trasferito a Roma presso la casa dei Catecumeni fu preso sotto “l’ala protettiva” del Papa in persona, certo di farne un simbolo di “redenzione”. Con tanto di pubblicistica che rivelava come il bimbo, miracolato dal contatto con lo Spirito Santo, si fosse subito trasformato in un fervente cattolico.

Inutili gli appelli della famiglia Mortara presso le comunità ebraiche di tutto il mondo che pure portarono il “caso del bambino rapito dal Papa” all’attenzione internazionale. Dall’Europa agli Stati Uniti l’opinione pubblica e i capi di Stato seguirono impotenti la vicenda. Mentre Pio IX continuava a mostrare i muscoli, simbolo del suo potere temporale agli sgoccioli.

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Unico risultato delle pressioni della diplomazia internazionale, fu la concessione alla famiglia di incontrare il piccolo Edgardo – possibilità negata in altri casi – , ormai però, avviato alla vita religiosa che lo portò a prendere i voti, a fare il missionario in giro per il mondo e a finire i suoi giorni in Belgio l’11 marzo 1940, senza essersi mai più riavvicinato ai suoi cari.

Il “caso del bambino rapito dal Papa”, infine, venne presto dimenticato o volutamente cancellato, finché la storica e studiosa di origini ebraiche Gemma Volli, dedicò all’incredibile vicenda un dettagliato testo, Il caso Mortara nel 1960, – di nuovo in libreria per Giuntina -, capace di riaccendere i riflettori su questa pagina di storia, talmente straordinaria, da far scaturire una nuova produzione letteraria internazionale.

Da qui prende le mosse, infatti, The Kidnapping of Edgardo Mortara dello studioso americano David Kertzer, tradotto in Italia come Prigioniero del Papa Re, portato in libreria da Rizzoli nel 2005 e al quale si era ispirato in un primo momento Steven Spielberg per il suo film, poi accantonato.

Marco Bellocchio annuncia che “dal 2022 cominceremo una preparazione vera e propria per poter girare nell’estate. Lo stiamo sceneggiando con Susanna Nicchiarelli. Finora siamo molto aperti, non ci sono attori. Stiamo cercando. Lo produciamo noi, la nostra società con Beppe Caschetto e la Rai. E poi abbiamo avuto un grande interesse mondiale, una grossa coproduzione in Germania, in Francia, c’è una grande attenzione per questo progetto”.

Quanto alla storia in sè Bellocchio dice: “Non voglio schierarmi con gli uni o con gli altri. È stato compiuto un atto di una violenza estrema nei confronti di questo bambino da parte del Papa, da parte del Sant’Uffizio di cui Pio IX era il capo. Poi è accaduto che il bambino è rimasto fedele ai suoi rapitori. Questo mistero è molto interessante”.

Intanto l’autore de I pugni in tasca è al montaggio la sua prima serie tv Esterno notte, su Aldo Moro che andrà in onda su Rai1 nella primavera del 2022.


Gino Santini

redattore

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