Quei due “postini” berlinesi contro Hitler
In sala dal 13 ottobre (per Videa), “Lettere da Berlino” che Vincent Perez ha adattato dal celebre romanzo di Hans Fallada, basato su una storia vera. Quella di due coraggiosi coniugi berlinesi decisi a fare la loro parte contro il nazismo: diffondono cartoline che denunciano gli orrrori del Terzo Reich…
Sono cartoline scritte a mano, con una calligrafia quasi infantile. Le ha compilate Otto Quangel, un operaio metalmeccanico aiutato dalla moglie Anna. La prima reca la faccia di Hitler ma, la didascalia “Führer” è stata modificata in “Lügner”, ovvero “Bugiardo”.
Un’ altra cartolina accusa: “Hitler ha ucciso mio figlio presto ucciderà anche il tuo”. Quale è lo scopo dei due “postini” berlinesi? Mettere, in sostanza, “un po’ di sabbia negli ingranaggi della macchina da guerra”. I coniugi Quangel reagiscono così alla notizia della morte del figlio in una delle trincee europee. Si tramutano in postini, diffondono cartoline che nella apparentemente tranquilla Berlino degli anni 40, dominata dalle croci uncinate, denunciano i mali del nazismo.
Sono cartoline ma è come se venissero depositate bombe. Tanto da suscitare l’immediato interesse di SS e poliziotti che immediatamente si lanciano alla ricerca degli incredibili sovversivi. Trascorreranno ben 18 mesi prima che i due vengano scoperti. E si saprà che erano riusciti a diffondere ben 285 cartoline contro il regime. Tutte lette da curiosi e passanti ma lasciate sul posto per paura di passare come complici. Solo 18 erano state, come dire, ”ritirate”, da diciotto coraggiosi cittadini.
Una storia emozionante, tratta da un libro di Hans Fallada Ognuno muore solo (leggi la recensione di Enzo Lavagnini) che a sua volta lo aveva costruito sulla base di una vicenda vera. Il regista svizzero Vincent Perez (con madre tedesca) lo ha tradotto in pellicola (una coproduzione anglo-franco-tedesca) coinvolgente, anche se non priva di sequenze un po’ pasticciate.
Manca forse la profondità espressa da quel Hans Fallada autore tra l’altro di un celebre capolavoro come E adesso che succede pover uomo?. Manca in definiva quell’ “inferno dantesco” di cui aveva scritto su queste pagine Enzo Lavagnini recensendo appunto il volume.
Ottimi comunque i due inglesi attori protagonisti: Brendan Gleeson (Otto) e Emma Thompson (Anna), oltre al tedesco Daniel Brühl nella parte dell’ispettore di polizia Escherich che investiga sul caso e che alla fine ne trae drammatiche conseguenze. Le parti migliori dell’opera riguardano il pellegrinaggio dei coniugi postini nelle vie, nei palazzi, negli ascensori di Berlino. Partono, per la propria impresa, dal piccolo appartamento chiuso in un condominio dove si incontrano personaggi diversi: l’ebrea ospitata da un ex magistrato, il giovane della Hitler-Jugend, un piccolo criminale che cerca di rubacchiare qualche soldo, una portalettere intraprendente.
C’è da aggiungere che quella di Vincent Perez non è la prima trasposizione sullo schermo dell’opera di Fallada. La televisione tedesca ne ha prodotte almeno tre di cui una all’epoca della DDR (la Germania comunista). E nel paese della Merkel da un po’ di tempo il cinema affronta episodi di resistenza anti-nazista come quello di Sophie Scholl del gruppo della “Rosa Bianca” o del colonnello Von Stauffenberg tra i partecipanti all’attentato fallito contro Hitler.
I due “postini” raccontati da Perez sono personaggi diversi, umili e apolitici. Non sono “partigiani” collegati a formazioni politiche clandestine, sono semplici berlinesi senza grandi ideali ma che scoprono lentamente la belva nazista e cercano la strada per muovere una critica, una ribellione. Un film utile, come è stato detto, perché testimonia che il popolo tedesco, in quegli anni terribili, non era pienamente compatto attorno alla dittatura nazista. Qualche crepa c’era. C’era qualcuno che aveva il coraggio di dire “no”, rischiando la propria pelle.
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