Vita in pezzi al mercato delle pulci. La storia come un romanzo di Hans Liebschner, in un doc

Passato al recente Filmmaker di Milano, “Il Secondo Principio di Hans Liebschner “, priduzione Lab 80 Film firmata da Stefano P. Testa, appassionato e serio professionista di “found footage”. Qui restituisce la vita a questo tedesco di Lombardia, venuto in Italia durante la guerra e poi rimasto dopo aver messo su famiglia che racconta attraverso l’infinito repertorio firmato dallo stesso Hans. E rispuntato da un mercatino delle pulci …

Mostrare è già raccontare…
Vite in “pezzi”, da ricomporre, in vendita al mercatino delle pulci.
Una conseguenza della nostra straordinaria capacità di accumulare e poi di abbandonare, sempre in gran fretta? Solo consumismo in tutte le sue più estreme pieghe? Oppure? Eccoci qui: davanti ad intermittenze fluide del passato. “Supporti”, come si dice genericamente in caso di “immagini”, scovati, in mezzo a cianfrusaglie, oggetti, cose, libri, cartoline, ninnoli. Appare così inaspettatamente, dal nulla, una sorta di “scaffale” d’ una “videoteca” nascosta, segreta, ambulante… .

C’è qualcosa di magico ed ancestrale nel vedere “riaffiorare” una vita, grazie al lavoro essenziale di chi la “ricostruisce”. Prolungamento dell’esistente ed eredità, al tempo stesso.
Appassionato e serio professionista di “found footage” – per sua stessa definizione – torna, in un certo senso, di nuovo sui suoi passi, il “ricercatore d’anime”, “riciclatore”, per così dire, e regista Stefano P. Testa col suo nuovo film, Il Secondo Principio di Hans Liebschner (Italia 2020, 93’), una produzione Lab 80 Film.

Sui suoi passi perché già in Moloch (2017) erano le immagini di vecchi VHS, degli anni ’80 e ’90, tutti ritrovati dal regista in una discarica, a dare vita alla storia.

Qui siamo in compagnia di Johannes “Hans” Liebschner, tedesco “sperduto” in Italia, che ha l’hobby di fare riprese. Lo fa con dovizia e precisione, allo stesso modo in cui svolge il suo lavoro da apprezzato odontotecnico a Bergamo. Dopo il lavoro però, Hans documenta gran parte della propria vita, dal 1963 al 2012. Con cura e metodo. Riprende gli argomenti centrali della famiglia, sua moglie ed i 5 figli maschi: vacanze, cene, ricorrenze, sport, nascite eccetera. Una vita tutto sommato “normale”, nella “normale” Italia sulla via del “progresso economico”.

Dopo la morte di Hans, le sue “riprese”, tanto “amate” ed “accurate”, finiscono purtroppo banalmente – e rocambolescamente, in seguito a contrasti tra fratelli – in vendita in un mercatino dell’usato di Bergamo; Stefano P. Testa incuriosito da quello stock le acquista, e poi a questi VHS, DVD, ai “formati vari”, dà nuova insperata dignità; col piglio dell’archeologo contemporaneo. In un modo che, credo, piacerebbe anche al grande “stregone” Frederick Wiseman. Con uno sguardo lento, paziente, innocente. Ma indagatore. Incessantemente “indagatore”. Come se sapesse, e come tutti dovremmo sapere in fondo, che in ogni vita c’è materia da romanzo. Basta cercare…

Johannes, detto “Hans”, Liebschner, nato nel 1927, è dunque un odontotecnico tedesco giunto in Italia con l’esercito germanico d’occupazione durante la guerra. Nessuna particolare adesione alle idee naziste, ci viene rivelato. Un tedesco “comune”.
A conflitto concluso Hans, come sconfitto, viene fatto prigioniero.

Nel 1947 sposa Iole, una ragazza italiana conosciuta durante la prigionia, e dalla loro unione nascono cinque figli maschi.
Dopo il matrimonio, incerto sul da farsi, Hans fa pure un tentativo di tornare in Germania con la moglie, ma lì – sorpresa – non si trova più bene; ormai è affascinato dal nostro Paese.
Si tratta di un’autentica “separazione” dalla sua prima vita (e con tutto ciò che quella vita da soldato, giovanissimo, classe 1927, ha comportato).

Meglio l’Italia, terra senza ricordi, e meglio Bergamo, anche se qui sarà sempre il “tedesco”; con tutti gli stereotipi del caso, e i pregiudizi di cui tutti gli fanno carico. Ed in effetti, Hans finisce così per essere tedesco per gli italiani ed italiano per i tedeschi. Non c’è davvero più un luogo preciso tutto per lui. Il suo mondo quindi se lo crea, – preferisce così – a sua immagine, nella sua famiglia, e lo descrive con i suoi filmini.

Dietro quelle “sceneggiature” prevedibili, ripetute, dozzinali, ingenue ma davvero compatte, dovrebbero (se lo attende) dissolversi anche i problemi familiari; che invece non scompaiono affatto. Klaus e Peter, ad esempio, i due fratelli minori uniti da uno stretto legame, si allontanano sempre più, e nel 2013, con la morte del padre, definitivamente. Arrivano nella casa di Hans le malattie e le difficoltà di ogni giorno che deflagrano, lasciando i protagonisti impotenti…

Hans, molto “padre” ed anche un poco “patriarca”, vorrebbe tenere tutto “unito”, come fanno i “capofamiglia” coscienziosi, con la splendida complicità della paziente Iole, ma non sempre è possibile. Dietro la serenità dei suoi filmini ci sono piuttosto la vita ed il mondo che ogni certezza fanno vacillare.

Passa il tempo. Hans dalla cinepresa passa alla telecamera. Le tecniche di ripresa fanno passi da giganti: “Ora si può filmare tutto alla luce di una candela, anche di notte”, rivela soddisfatto Hans in un brandello di conversazione. Una “difesa” fin troppo fragile rispetto alle avversità.

Stefano P. Testa porta in dote a questo film serenità nell’osservazione. Senza pregiudizi, racconta. Senza clamore, racconta. Ricerca una sua verità. La verità del racconto già presente in quelle immagini. La accenna, la fa intuire, ma non la impone. A noi il resto del lavorio mentale su questo “anonimo” odontotecnico tedesco trapiantato in Lombardia.

Il Secondo Principio di Hans Liebschner riconcilia con le semplici cose. È un bagliore di vita strappata all’oblio.
Commenta uno dei figli, Klaus, che alla fine è un bene che quelle immagini, sia pur a causa di dispute familiari, siano finite in un mercatino, così, invece che nel dimenticatoio, hanno avuto una nuova, forse più intrigante vita.
E, senza voler essere improvvisati detectives, siamo comunque tutti chiamati a stabilire chi sia stato Hans Liebschner, a raccontarci la sua storia e quella della sua famiglia.