Scotty, l’allegro marine a tutto servizio tra i divi di Hollywood
Prima c’è stato il libro autobiografico e inevitabile bestseller, ed ora è la volta del documentario, “The Scotty and the Secret History of Hollywood“, di Matt Tyrnauer in cui Scotty Bowers, ex marine novantenne, si racconta – con non poca ironia – ripercorrendo la sua vita “a tutto servizio” tra i divi di Hollywood. Soprattutto negli anni talebani in cui essere gay significava essere cacciati dal Paradiso. In concorso alla Festa di Roma…
Ci sono al mondo professioni che danno felicità agli altri e – questo è meno usuale – anche a chi le fa?
Scotty Bowers non ha ombra di dubbio: la sua.
Da quando è ritornato in patria, dopo la guerra in Europa, dove aveva combattuto nel Corpo dei Marines, l’intraprendente, solare bel giovanotto Made in Usa, decide di sbarcare a Hollywood dove presta servizio in una Stazione di servizio dove il “servizio”, in breve tempo, diventa in senso lato. Non circoscritto alla pompa di benzina.
“Ma che ci fa in questo posto un bel ragazzo come te? – gli dice un giorno Walter Pidgeon, passato lì per far rifornimento – vieni a darti una bella rinfrescata nella mia piscina”.
Scotty non perde tempo, gli presta senza problemi il suo servizio rinfrescato a domicilio e da lì parte ufficialmente la sua professione di donatore discreto a tempo pieno di piaceri a star famose di ogni sesso che, dal periodo talebano messo in vigore in America dagli anni Trenta (tutti i contratti prevedevano rigide clausole morali), vivevano nel perenne terrore che la scoperta delle loro tendenze non propriamente eterodosse, li facesse cacciare dal Paradiso. Col rischio vero di non trovare in futuro uno straccio di contratto con cui sbarcare il lunario.
Questo naturalmente fino a quando a mietere un terrore ancor più profondo arrivò l’AIDS.
Ma a parte l’Aids che, in effetti, ha fatto stragi in tutto il mondo e ha disturbato non poco la sua intensa attività, e a parte i tre veri dolori della sua vita: la morte al fronte del fratello più grande, della figlia di parto a 23 anni e del suo cagnolino, non si può dire che Scotty, ora gagliardo e allegro novantenne non si consideri un uomo più che felice.
Ce lo racconta personalmente in tutti modi in The Scotty and the Secret History of Hollywood, documentario diretto da Matt Tyrnauer, gay dichiarato ma di tipo completamente diverso dal protagonista, che questo film, che ha dedicato a Gore Vidal, l’ha girato dopo aver letto Full Service, l’inevitabile bestseller che Scotty ha scritto di recente quando più o meno tutti i suoi “beneficiati” sono passati a miglior vita. Scelta da uomo di tatto e discrezione.
Ma andiamo avanti con la storia: nella stazione di “servizi” resta ben 5 anni. Frutto del passaparola, un gran via vai di persone transitano nella roulotte a due piazze piazzata lì da un donatore. A 20 dollari a botta, riscuote un grande successo per cui si vede costretto ad allargare il suo benefico mercato assoldando dotati ex marines senza lavoro ma anche molte signorine.
Sfilano tutti o quasi i nostri miti del cinema.
Poi, per ottimizzare meglio il tempo, cominciarono a offrirgli di occuparsi del bar per i loro festini. A casa Cukor ogni domenica post pranzo offriva come dessert gagliardi giovanotti.
Feste eleganti, ovviamente, non come quelle del nostro Berlusconi monotematico finale utilizzatore solo di femmine.
Alla magnifica coppia Spenser Tracy e Katerine Hepburn, veniva invece servito un lui per lui e una lei per lei, stesso servizio per i duchi di Winsor, mentre nel letto insieme ad Ava Gardner e Lana Turner, il terzo era lui in persona. Per il bulimico Cole Porter i ragazzi con cui amava trastullarsi non dovevano essere meno di 15 per volta, e anche il noto fotografo Cecil Beaton, non era da meno.
Questo ed altro ci viene raccontato con foto, documenti e abbracci caldi degli amici sopravvissuti, dall’arzillo vecchietto a cui una vita del genere ha fatto molto più del prozac. Lo vediamo salire sul tetto di casa, andare avanti e indietro con la sua macchina da uno dei numerosissimi garage che ha stipato di oggetti e porcherie di ogni tipo.
Dopo aver collezionato per una vita validi “attributi” è diventato un maniacale collezionista di rifiuti. Sono zeppe di tutto anche le due case di proprietà: quella che ha comprato per la sua prima compagna e quella in cui vive adesso con la sua anziana moglie, una signora attempatissima che in casa, poveretta, inciampa ovunque e ancora canta nei locali e che, anche se si è rifiutata di leggere il libro, è grazie a questo che ha scoperto, solo ora, la missione del marito: rendere gli altri sessualmente felici. Motivazione di scelta professionale di cui io credo Cicciolina, o quanto meno il suo inventore Schicchi, fossero a conoscenza.
Ecco comunque l’ultima chicca di questa creatura esente da ogni tipo di vergogna e senso di colpa che quando il film uscirà in Italia offrirà un pasto graditissimo ai “dibattiti” tv: Scotty – più volte intervistato da Kinsley, quello del Rapporto, che gli ha anche chiesto sovente di invitarlo ai suoi festini – dichiara che ad iniziarlo al mondo fantastico del sesso fu a 11 anni l’affettuoso babbo dei sui amichetti vicini di casa. Si è poi perfezionato assai andando a scuola dai preti che alla porta della sua cameretta facevano la fila in quaranta.
“È stato quello allora il trauma!”, dice l’intervistatore finalmente illuminato. “Ma quale trauma? Il trauma arriva quando un camion ti investe per strada” taglia corto il vecchietto. E si fa una risata
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