Sognando l’Eurocomunismo. La grande ambizione di Berlinguer ora è al cinema
In sala dal 31 ottobre (per Luchky Red) “Berlinguer – La grande ambizione” di Andrea Segre. Con Elio Germano nei panni del segretario del PCI, il racconto del sogno dell’Eurocomunismo e i preparativi del Compromesso Storico. L’ineccebile messa in scena con un sapiente uso dei materiali di repertorio non evitano del tutto, però, l’effetto “santino”.Presentato in apertura della Festa di Roma 2024 …
L’11 settembre del 1973 il golpe cileno, appaltato dagli Stati Uniti al Generale Pinochet, sopprime nel sangue il sogno socialista di Salvador Allende e le immagini in bianco e nero del bombardamento del palazzo presidenziale, La Moneda, aprono il film di Andrea Segre che ha inaugurato la Festa del Cinema di Roma.
Quelle scene sono però un pretesto per la Storia (si, con la maiuscola) raccontata da Berlinguer – La grande ambizione, titolo e soggetto del film: il golpe cileno offrì infatti al segretario del più grande partito comunista dell’occidente l’occasione per guardare ad un orizzonte dal quale potesse sorgere un nuovo e diverso sol dell’avvenire: diverso dalle direttive di Mosca, e (forse) accettabile per l’imperialismo americano.
A meno di un mese di distanza dai fatti cileni Rinascita, il settimanale di approfondimento politico del Partito Comunista Italiano, pubblicava in sequenza tre ampie riflessioni del Segretario Enrico Berlinguer: Imperialismo e Coesistenza alla luce dei fatti cileni (28/9/1973), Via democratica e violenza reazionaria (5/10/1973) e Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile (12/10/1973).
Per il panorama sociale e politico italiano e per chi ha vissuto attivamente quegli anni quegli articoli rappresentano un passaggio epocale ineludibile, di qui la Storia con la esse maiuscola. A partire dallo sdegno per i fatti cileni e prendendone spunto per un’analisi su un mondo diviso tra due blocchi, Berlinguer mette a punto la sua “terza via” e declama urbi et orbi le caratteristiche dell’Eurocomunismo e l’inevitabile necessità di lavorare per quello che verrà definito il Compromesso Storico (l’accordo politico di governo del paese tra Partito Comunista e Democrazia Cristiana).
Andrea Segre (Marghera canale nord, Come un uomo sulla Terra, Io sono Li, Welcome Venice), regista e co-sceneggiatore con Marco Pettenello, racconta la storia di quei cinque anni cruciali per il tentativo di Berlinguer di dare corpo alla sua “grande ambizione”: dal 1973 alla tragica dissoluzione nel 1978 con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, visto come l’unico interlocutore disponibile all’interno della DC andreottiana ed eliminato proprio per quel motivo (chi vuole può infilare qui un “probabilmente”). Così come per lo stesso motivo, in quanto comunista eretico per l’ortodossia dei Soviet, lo stesso Berlinguer a Sofia era scampato ad un attentato pianificato ed attuato dai servizi segreti bulgari il 3 ottobre del ‘73.
Elio Germano, nel non facile compito di dare corpo a Berlinguer, si conferma come uno dei nostri migliori attori, come non sono da meno Roberto Citran (Aldo Moro), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Elena Radonicich (Letizia, la moglie di Berlinguer), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao) e tutti gli altri che verrebbe lungo e noioso citare, peggio di un discorso al Congresso del PCUS, ma che compongono una squadra che conferisce spessore e veridicità. Per innumerevoli motivi di vicinanza di temi e, ovviamente, di coesistenza delle due storie, ci sono momenti del film nei quali si vorrebbe un campo e controcampo con Esterno Notte di Marco Bellocchio. Anzi, azzardiamo: potrebbero essere spin off l’uno dell’altro.
A completare l’ineccepibilità della messa in scena si aggiunga il sapiente uso dei materiali di repertorio, molti dei quali sono parte del patrimonio della Fondazione Amod – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, e una ricostruzione degli ambienti malinconicamente ineccepibile.
Però quello che tocca, e non secondario rispetto alla storia, è constatare come solo pochi decenni fa la partecipazione politica era autentica e praticata persino nei più modesti anfratti della società. Le scene di dibattito nelle fabbriche o nelle borgate, ricostruite o di repertorio, danno più di ogni altra cosa il polso di quanto sia sprofondata in basso la società italiana contemporanea in un così breve lasso di tempo.
Berlinguer – La grande ambizione è un film importante e per gran parte riuscito. C’è un ma? È forse questione di punti di vista, ma se si può muovere un appunto ad Andrea Segre e Marco Pettenello, in quanto sceneggiatori, detto da ex gruppettaro dell’epoca, è di non aver evitato agiografie e un po’ di effetto-santino (non tanto da diventare stucchevole ma un po’ si) e soprattutto di aver quasi completamente eluso quanto in quegli anni avveniva a sinistra del PCI, con le formazioni extraparlamentari di sinistra che si erano opposte anche violentemente al Compromesso Storico, trovando nel Partito un avversario anche più aggressivo e ideologicamente repressivo di quanto già non fossero Celere e Digos; e, se è permessa una nota personale, anche il servizio d’ordine del PCI mica scherzava.
Gino Delledonne
Gino Delledonne
Architetto e docente universitario a contratto. Ha collaborato alle pagine culturali di vari giornali tra i quali "Diario" e "Archivio". Devoto del gruppo garage punk degli Oblivians.
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