Storia di Alfredo C. comunista per caso nell’Albania del ‘45. Il film di Roland Sejko alla Mostra
Roland Sejko porta a Venezia 78 (sezione Orizzonti Extra) il paradosso storico di un operatore cinematografico fascista catapultato per ironia della sorte nella macchina comunista del secondo dopoguerra albanese.
Una storia assurda, confessa il regista (già vincitore di un David nel 2013 col doc Anija/ La nave) riesumata per caso da documenti d’archivio sepolti e approdata quest’anno in Laguna col titolo La macchina delle immagini di Alfredo C. per indagare il destino di quei 27.000 italiani, tra reduci, coloni, tecnici e civili, che rimasero incastrati in un limbo politico dimenticato dalla storia (proprio come il protagonista).
Cinepresa alla mano e un ventennio di carriera alle spalle, Alfredo C. si ritrova infatti a documentare le dinamiche di entrambi i regimi in un un rovescio d’identità che da impiegato dell’Istituto Nazionale Luce in Albania lo vede indossare, da un giorno all’altro, la divisa di dipendente del Minculpop comunista, ostaggio di una terra dapprima occupata dai fasci e poi bersagliata nel 1945 dalle serratissime politiche di rimpatrio del neo governo.
In un magazzino affollato di pellicole, alla moviola, Alfredo C. ripercorre così i due volti speculari della memoria, tracciando un destino che sembra scherzare con le sorti dell’uomo per interrogarlo sulla responsabilità, individuale e collettiva, delle immagini e sul potere totalizzante della propaganda. Il film è interpretato da Pietro De Silva ed è stato prodotto e distribuito dall’Istituto Luce – Cinecittà.
9 Dicembre 2018
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