Sulla nave di Fellini. Venezia 77 rende omaggio a Tonino Guerra in corto

La Mostra rende omaggio a Tonino Guerra nel centenario della sua nascita, riporoponendo “Il lungo viaggio”, cortometraggio del 2007 di Andreij Khrzhanovskij, che il poeta e sceneggiatore romagnolo ha scritto e interpretato dopo la morte del suo grande amico Fellini, partendo dagli schizzi dell’autore de “La dolce vita”. Un sogno ironico e commovente, simbolo di una grande amicizia e di due grandi artisti…

Tonino Guerra ritratto da Federico Fellini

Si è detto spesso quest’anno che il 1920 è stata una grande annata per il nostro paese. I centenari importanti festeggiati in questo 2020 anomalo sono stati moltissimi, soprattutto nel mondo del cinema. E Venezia, che con la sua Mostra è il primo festival a riaprire nel mondo, non poteva certo non festeggiare due tra i centenari più illustri: Tonino Guerra e il suo grande amico Federico Fellini.

Fuori concorso è stata infatti dedicata una proiezione a Dolgoe putescestvie (Il lungo viaggio) di Andreij Khrzhanovskij, un piccolo cortometraggio animato che Guerra sceneggiò e interpretò poco dopo la morte di Fellini, partendo proprio dai suoi disegni. Un lavoro che è andato (colpevolmente) dimenticato e che ora, grazie anche all’impegno della Cineteca di Bologna, tornerà ad incontrare il pubblico.

Tra i produttori c’è anche Roberto Cicutto, oggi Presidente della Biennale, che ha introdotto la proiezione assieme al direttore della Mostra Alberto Barbera, visivamente emozionato nel ricordare il vecchio amico. Oltre ai due padroni di casa, sono intervenuti anche il figlio di Guerra, Andrea, la moglie Lora e il critico Salvatore Giannella.

Tonino Guerra è sempre stato anche un grande amico dei”suoi” registi. Così con Fellini, con Tarkovskij, ma anche con quei registi con cui invece ha collaborato per meno tempo, come Giuseppe Tornatore che lo ricorda così: «Dovevo proporgli una sceneggiatura e chiesi a Marcello Mastroianni di metterci in contatto. Lui mi ammonì dicendo che Tonino mi avrebbe consigliato di lasciar perdere e mi avrebbe proposto qualche sua idea. È andata così infatti, ma non lo faceva per “vendersi”, aveva solo storie da raccontare».

La lavorazione del cortometraggio è stata a dir poco suggestiva, avvenuta completamente a mano in una chiesa sconsacrata, partendo dagli schizzi che Fellini faceva continuamente. La voce narrante è ovviamente quella di Guerra, che racconta animato da un disegno seduto sul divano. Si parte da un sogno (non poteva che essere così), in cui la folla gargantuesca di personaggi disegnati dal regista sale su un Rex diretto verso un’isola lontana. Nel sogno il nostro narratore ha le fattezze dell’avvocato di Amarcord, di cui fu non a caso sceneggiatore.

È quasi commovente riconoscere in quel groviglio di figure e personaggi che, magari solo per una scena, ricordiamo improvvisamente di aver visto in qualche film. Il Rex è tutta una parata di scherzi, omini ridicoli, donne dai seni enormi, falli che si ripresentano nei più assurdi dei modi. Non esiste un aggettivo che possa descrivere tutto questo meglio di “felliniano”.

Commuove soprattutto lo spazio ampissimo che si dedica a Giulietta Masina, la compagna di sempre di Fellini, vestita perlopiù coi suoi abiti de Le notti di Cabiria. Nella traversata, la nave clownesca incontra meduse e sirene, ma anche la Corazzata Potëmkin disegnata da Ejzenštejn. Giunti sull’isola però, dopo che tutta la parata sfavillante ha lasciato il Rex, rimangono a bordo il regista e sua moglie, a navigare verso nuovi orizzonti.

Si coglie il rammarico nella voce narrante e ci si associa istintivamente. Poco prima della proiezione, Lora ha raccontato che quando gli venne domandato cosa avrebbe chiesto a Fellini se avesse potuto rivederlo, Guerra aveva risposto senza pensarci: «Ma perché sei morto?». La domanda oggi rimane e possiamo ampliarla anche a lui e ai millemila altri che ci hanno regalato tanto e che oggi non sono più con noi.