Vittoria Colonna, poetessa da riscoprire, al cinema
È “Festina lente” (veloce ma adagio) film d’esordio di Lucilla Colonna in sala a Roma. Un insolito ritratto della poetessa Vittoria Colonna, figura di spicco del Rinascimento che accolse intorno a se da Ariosto a Michelangelo. Donna di grande cultura e carattere, decisamente controcorrente per l’epoca…
Stesso cognome ma nessuna parentela. Non c’è un legame preciso se non quello dell’interesse per una protagonista del Rinascimento: la nobildonna e poetessa Vittoria Colonna, forse meno nota di altre personalità femminili più celebrate come Caterina De Medici o biasimate come Lucrezia Borgia, a cui ha dedicato il suo film d’esordio la regista e sceneggiatrice Lucilla Colonna.
È Festina Lente, già passato al festival Capri Hollywood e in sala fino al 10 marzo (Cinema dei Piccoli di Villa Borghese) a Roma. Un film ispirato dalle poesie e dai carteggi della Colonna, di cui la regista ha ricostruito passi e snodi fondamentali della vita, dalla perdita dei beni confiscati da Papa Alessandro VI Borgia al riparo presso Ischia, dove trascorse gran parte dell’esistenza.
Dal travagliato matrimonio con Ferrante d’Avalos, marchese di Pescara che sposò nel 1509 e del quale nel 1525 rimase vedova, alla conoscenza di Michelangelo Buonarroti. Amicizia che negli anni darà corso a una fitta corrispondenza epistolare.
Cadenzato dalle rime, il film espone con meticolosità la natura di questa donna, mossa per tutta la vita da ideali di fratellanza e amore per il prossimo. Una donna di grande sensibilità e cultura, che accolse attorno a sé popolani e fuggiaschi e, parimenti gli intelletti tra i più prolifici del tempo come Ariosto e Pietro l’Aretino, contribuendo anche in modo determinante al perfezionamento della tecnica di stampa.
Festina Lente è dunque il ritratto di un’artista che fu anche in grado di mettere in discussione il ruolo tradizionale riservato allora alle donne. E che Lucilla Colonna contrassegna con garbo inusuale e buona confezione, a dispetto dall’evidente carenza di mezzi, che pure emerge solo a tratti.
Perdonabili dunque alcune approssimazioni interpretative o certe soggettive poco felici (quella dal cavallo, per esempio), mentre molto felice, invece, è la scelta di Francesca Ceci che coglie tutto il candore e l’energia interiore della protagonista. La regista restituisce ai Colonna il sapore della storia e il gusto di immergersi nel tempo che fu. Festina lente, vale a dire, veloce ma adagio, come il consenso che sta ottenendo. Da vedere.
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