Il Piccolo principe ? Che musical

In tempi di “La La Land” ecco una nuova puntata di Pagine in CinemaScope, dedicata agli adattamenti del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, il libro più letto al mondo, dopo la Bibbia. Ed ecco la versione musical de “Il Piccolo principe”, firmata dal re del genere, Stanley Donen. Nei panni del protagonista un giovanissimo Steven Warner, affiancanto dal compianto Gene Wilder…

I libri per ragazzi hanno formato generazioni di adulti, ma Il piccolo principe, scritto dall’aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry (Lione, 29 giugno 1900 – presso l’Île de Riou, 31 luglio 1944), si è spinto oltre affrontando temi come il senso della vita, l’amore, l’amicizia, la morte, al punto da essere diventato uno dei romanzi più letti al mondo. Dopo la Bibbia.

Pubblicato nel 1943, prima in inglese poi in francese, il volume racconta l’incontro tra un aviatore precipitato nel deserto del Sahara e un bambino biondo, il principe dell’asteroide B-612, sul quale abitano solo lui, tre vulcani di cui uno inattivo e una piccola vanitosa rosa che lui cura e ama.

Fra ricordi e disegni (celebre la richiesta di disegnare una pecora), il principe racconta che prima di arrivare sulla Terra ha visitato altri minuscoli pianeti abitati, rispettivamente, da un vecchio re solitario, un vanitoso, un ubriacone, un uomo d’affari che conta le stesse, un lampionaio, un geografo.

Giunto sulla nostro pianeta il Piccolo principe incontra, tra gli altri, un serpente, una volpe ed infine il pilota. Ma il bambino desidera più di ogni altra cosa tornare sul suo pianeta per prendersi cura della rosa, decide così di farsi mordere dal serpente. Sconsolato l’aviatore lo veglia, ma il mattino seguente il corpo del Piccolo principe non c’è più. Tornato tra le stelle.

Un soggetto non semplice da portare sul grande schermo. Nonostante siano decenni che il cinema, la televisione, la radio, l’opera e il mondo dei cartoon si cimenti col “libro dei libri” di Antoine de Saint-Exupéry. Ci provarono, invano, persino Orson Welles e Walt Disney appena un anno dopo la pubblicazione del libro, ma di quel tentativo oggi resta solo la sceneggiatura (pubblicata in Italia da Bompiani con prefazione di Enrico Ghezzi).

Ci riuscì, invece, nella prima metà degli anni settanta Stanley Donen, “il re dei musical hollywoodiani”, quello di Cantando sotto la pioggia (1952), Sette spose per sette fratelli, Sciarada che, del testo di Antoine de Saint-Exupéry, intuì la grande potenzialità spettacolare.

Il piccolo principe diventò così un musical, nel 1974, grazie alla collaborazione di un altro esperto del genere: lo sceneggiatore Alan Jay Lerner già autore di Un americano a Parigi (1951), Gigi (1958) e My Fair Lady (1964).

Una trasposizione piuttosto fedele del testo che riuscì nell’impresa di trasformare i personaggi immaginari del romanzo in attori in carne e ossa. Il Piccolo principe venne interpretato dal giovanissimo volto televisivo, Steven Warner che diventerà in seguito mago degli effetti speciali di film come Salvate il soldato Ryan (1998), Il gladiatore (2000) e Sopravvissuto – The martian (2015).

L’attore teatrale Richard Kiley diede il volto all’aviatore, il caratterista Joss Ackland divenne, invece, il vecchio re solitario. L’uomo d’affari che conta le stelle venne interpretato da Clive Revill, attivo sia in teatro che in televisione, doppiò l’Imperatore Palpatine ne L’Impero colpisce ancora (1980) mentre il generale e lo storico vennero rispettivamente interpretati da Graham Crowden e Victor Spinetti. Perfino la rosa, grazie all’uso della sovraesposizione, ebbe un volto, quello della ballerina, cantante, coreografa e attrice teatrale Donna McKechnie.

Ma due interpretazioni spiccarono sulle altre. Bob Fosse, fresco di Oscar grazie a Cabaret (1972), divenne il serpente che convince il Piccolo principe ad essere morso con la sua ipnotica “Snake in the Grass”, mentre il grande Gene Wilder, prossimo al trionfo di Frankenstein Junior (1974), fu una volpe sorprendente. Per entrambi il regista alternò le immagini degli animali a quelle danzanti dei due attori.
Notevoli, per l’epoca, anche gli effetti speciali che tratteggiano l’universo del piccolo principe. Un film semisconosciuto che merita di essere visto.

Ben più conosciuto Il piccolo principe (leggi la recensione di Renato Pallavicini) il cartone animato del 2015 diretto da Mark Osborne, già regista di Kung Fu Panda.

Per portare sul grande schermo il capolavoro di Saint-Exupéry, l’autore ha affiancato alla storia principale, la storia di una bambina trasferitasi con la madre in una buia e triste città. Le giornate della piccola sono scandite dai rigidi programmi della madre che la vuole iscrivere in una scuola esclusiva. Sarà il colore e il calore di un eccentrico e arzillo vecchietto, un ex aviatore, a raccontagli la storia del Piccolo principe. La bambina partirà alla sua ricerca ricordandogli di guardare il mondo con gli occhi del cuore.

Sceneggiato con Irena Brignull e Bob Persichetti e doppiato da un cast di stelle, il film “aggiorna” il romanzo, regalandoci l’animazione dei disegni originali di Saint-Exupéry.

Il Piccolo principe può vantare oltre 140 milioni di copie vendute, traduzioni in 253 lingue, 74 anni di vita, ma di adattamenti per il cinema, alla fine soltanto questi due così importanti. In fondo, se l’essenziale è invisibile agli occhi, è giusto così.