Wes Anderson brilla nel mondo bambino di Roald Dahl. Dalla Mostra a Netflix

Passato fuori concorso “The wonderful story of Henry Sugar” primo mediometraggio dei tre episodi Netflix da Roald Dahl, firmato da Wes Anderson. Ancora una volta il regista texano ci porta nella sua wunderkammer e, come sfogliando un pop up book, monta, smonta e rimonta quinte e scenografie in tinte pastello per raccontare le vicende dell’avido milionario Henry Sugar. Da fine settembre su Netflix …

Raggiunta una certa età un più o meno giustificato senso del pudore spinge spesso a nascondere il fanciullino che è in ognuno di noi sotto badilate di disincanto, se non di cinismo. A Wes Anderson, per limitarci all’ambito cinematografico, capita spesso di fare le spese di sovrastrutture malmostose a causa della sua cifra stilistica nel trattamento di storie con perfezionismi caleidoscopici tra la favola e il fumetto. Lui non lascia, anzi, raddoppia: il 14 settembre uscirà nelle sale Asteroid city mentre al Lido è appena passato il mediometraggio di 40 minuti The wonderful story of Henry Sugar, tratto da un racconto del 1976 dello scrittore per ragazzi Roald Dahl, tradotto in italiano come Un gioco da ragazzi e altre storie (Salani)

Ancora una volta il regista texano ci porta nella sua wunderkammer e, come sfogliando un pop up book, monta, smonta e rimonta quinte e scenografie in tinte pastello per raccontare le vicende dell’avido milionario Henry Sugar e del testo scientifico che indaga e svela il segreto di un guru indiano che si esibisce in spettacoli di varietà grazie ad una singolare capacità: è in grado di vedere senza usare gli occhi.

Henry Sugar padroneggerà questa capacità per barare al gioco e vincere ingenti somme… per sapere come va avanti la storia non resta che vedere il film che sarà dal 20 settembre nelle sale americane e la settimana successiva su Netflix.

Da sempre Wes Anderson ci ha abituato ai cast di altissimo livello e anche in quest’ultimo lavoro la squadra non è da meno: Ralph Finnies (Roald Dahl), Benedict Cumberbatch (Henry Sugar), Ben Kingsley (Imdad Khan), Dev Patel (Dr. Chatterjee ) e Richard Ayoade (Dr. Marshall ) si calano perfettamente nei ruoli più favolistici e strampalati.

Il regista, presente in sala a Venezia, introducendo con grande autoironia questo suo divertissement ha detto: “Spero che vi piaccia. E se non dovesse piacervi va comunque bene, perché è molto breve”.

Come già Pedro Almodovar con i 30’ di Extraña forma de vida (il western lgbtq+ portato quest’anno a Cannes) e La voce umana (stessa durata, presentato nel 2020 proprio qui a Venezia), anche Wes Anderson con Henry Sugar dimostra che le dimensioni non contano, se sai raccontare bene una storia.

In questo caso la messa in scena del racconto, considerato uno dei più gentili, felici e forse atipici, di Dahl, è pressoché letterale. Atipico perché non presenta una padrona di casa serial killer o un neonato Adolf Hitler.

Come sappiamo Anderson è un grande appassionato di Roald Dahl, al punto di aver diretto, oltre a questo, altri tre cortometraggi tratti da racconti dello scrittore (anche questi presto disponibili sulla stessa piattaforma): The swan (17’), storia di un piccolo e geniale ragazzino perseguitato da due grossi e idioti bulli; The ratcatcher (17’) su di un cacciatore di topi professionista e Poison (17’) dove un uomo scopre un serpente velenoso nel suo letto.

Circa l’autore per ragazzi e della furibonda campagna di cancel culture che ha forzato l’editore inglese alla decisione di ripulire i testi dello scrittore da parole considerate oggi inappropriate il regista ha dichiarato: “Sono la persona meno indicata al mondo a cui chiedere un parere al riguardo. Io credo che neppure Renoir abbia il diritto di modificare i suoi stessi quadri. Gli artisti non dovrebbero modificare le proprie opere. Posso comprendere il motivo che c’è dietro a questa decisione ma non capisco perché si debba cambiare il libro di qualcuno che, oltre tutto, è morto e non ha più il modo di esprimere la sua opinione”. Opinione che condividiamo totalmente… e ora non resta che aspettare la prossima notte degli Oscar, categoria cortometraggi.