“Your Name”, anime adolescenti sotto il cielo di Tokio
In sala soltanto il 23, 24,25 gennaio il cartoon campione d’incassi (e candidato all’Oscar) del maestro dell’animazione giapponese Makoto Shinkai, da cui è nato anche un libro. La storia di Mitsuha e Taki e dei loro desideri paralleli. Un viaggio magico e ipnotizzante. Da non perdere…
Se volete capire perché i manga (fumetti) e gli anime (cartoon) giapponesi fanno breccia nei cuori e nelle menti dei ragazzi e surclassano tanti altri fumetti e cartoon non perdetevi Your Name di Makoto Shinkai (classe 1973), maestro dell’animazione nipponica, considerato l’erede del venerabile Hayao Miyazaki.
Questo lungometraggio animato (campione d’incassi in Giappone e in Cina, candidato ai prossimi Oscar, prodotto da CoMix Wave Inc. e distribuito da Nexo Digital e Dynit nelle sale italiane solo in limitati giorni: per date e dettagli vedi www.nexodigital.it) stregherà anche voi, anche i cosiddetti adulti, persino i più antiromantici e quelli che «sparerebbero al chiaro di luna».
E chiari di luna e cieli azzurri solcati da nuvole candide ce ne sono parecchi in quest’ultima opera (come nelle precedenti) del regista di 5 centimetri al secondo, La voce delle stelle, Viaggio verso Agartha, Il Giardino delle parole. I cieli di Your Name sono attraversati anche da molte scie che non c’entrano nulla con le «bufale» chimiche sparse su internet.
Sono, invece, le tracce luminose lasciate dai frammenti di una cometa che precipitano sulla terra ai quali Mitsuha e Taki affidano i loro desideri paralleli. Quelli di una ragazza che vive in una piccola città e quelli di un ragazzo che studia a Tokio: sogni paralleli che si scambiano, al risveglio, uno con l’altro, come i sessi e le identità.
Così lui, Taki, si ridesta nella rurale Itomori e scopre di avere le tette; e lei, Mitsuka apre gli occhi nell’urbanissima Tokio e si ritrova qualcosa di strano tra le gambe. Il labile confine gender non è nuovo nella cultura di manga e anime giapponesi. Basta pensare al popolarissimo Ranma 1/2 di Rumiko Takahashi in cui il/la protagonista cambiano sesso ogni volta che si bagnano con l’acqua fredda o calda.
Ma qui c’è molto di più. Ovvero ci troviamo il disagio, in un’età adolescenziale, oltre che del proprio corpo, della propria condizione di vita. A Mitsuha va stretta la provinciale Itomori, la consueta colazione in compagnia della nonna, della petulante sorellina e di un padre, candidato a sindaco moralizzatore che la rimprovera continuamente, persino per come cammina: «Odio questa città, odio questa vita… – esclama e prega – … fammi diventare un ragazzo di Tokio nella prossima vita».
Perché si sa, anche in Giappone o, forse, ancora di più lì – per le ragazze è più difficile tutto. Però non è facile neanche a Tokio e per il ragazzo Taki, studente squattrinato che lavora in un ristorante italiano (si chiama Il Giardino delle Parole, autocitazione dell’altro film di Makoto Shinkai), imbranato con le donne, poco avvezzo ai cambiamenti e compromessi della crescita e che sogna un futuro da architetto. Incroci simbolizzati da un nastro intrecciato da Mitsuha alla quale la nonna spiega che è come l’intreccio e il fluire del tempo; nastro che passa come un testimone dai capelli di lei al polso di lui, quando lei passa nel corpo di lui e viceversa. Ed è proprio nel tempo che si troverà la chiave del passato e del futuro, dei sogni e dei sessi incrociati dei due ragazzi.
Makoto Shinkai è capace come pochi di incantarci con gli slanci del cuore dei suoi personaggi, abilmente tenuti in bilico senza mai cadere in uno sdolcinato melò. Merito anche dei riferimenti letterari (Haruki Murakami) e alla cultura religiosa e animistica del suo Paese (il rito della preparazione del sakè fermentato con la saliva e offerto al dio è una delle pagine più belle del cartoon) e merito della grande capacità di rappresentare la modernità contemporanea e urbana.
Straordinario è il realismo dei dettagli con cui sono disegnati i vagoni della metro, le stazioni, le insegne, i pannelli pubblicitari, gli schemi dei video e quelli degli onnipresenti smartphone (è con i messaggi sul telefonino che Mitsuha e Taki si scambiano i resoconti delle loro giornate). O, ancora, i dettagli dei pennarelli che i due protagonisti usano per scriversi e tatuarsi sulle mani il rispettivo nome. Un film che è un viaggio magico e ipnotizzante tra anime e cose, tra le intermittenze del cuore e gli oggetti di design di un negozio di Muji.
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