Aiuto il Mostro della Laguna si è portato via il Leone d’oro!

Ne ha fatta di strada, anzi, ne ha attraversato di acque il buon Gill-Man (Uomo Branchia), vero nome del “Mostro della Laguna Nera” nato nel 1954 per il film della Universal diretto da Jack Arnold. Da allora la creatura mostruosa ha popolato l’immaginario pop migrando dal cinema alla tv, dai fumetti alla pubblicità. Fino a prendersi il meritato Leone d’oro alla Mostra 74 con Guillermo Del Toro. Ecco la sua storia, anche in video…

È emersa piano piano dalla Laguna (di Venezia), si è diretta verso il Palazzo del Cinema lasciandosi dietro una scia d’acqua e una poltiglia di alghe maleodoranti, è salita sul palco della Sala Grande durante il clou della premiazione, ha arraffato il Leone d’Oro e – senza che nessuno provasse a fermarla – si è rituffata in acqua con la prestigiosa statuetta, sparendo tra i flutti sollevati da una grande nave da crociera, chissà come arrivata fin lì.

In fondo ha ben onorato il contratto da creatura mostruosa, firmato nel lontano 1954, per il film della Universal diretto da Jack Arnold; replicato e rinnovato più volte (due sequel e altro di cui diremo) fino a questo remake/non-remake, The Shape of Water di Guillermo Del Toro.

Gill-Man (Uomo Branchia) – questo il vero «nome» del Mostro della Laguna Nera, creatura metà pesce e metà uomo – ne ha fatta di strada (anzi ne ha attraversato di acque) a partire dalla limacciosa laguna nera del Rio delle Amazzoni (là apparve per la prima volta ai paleontologi della spedizione del film di Jack Arnold) per arrivare alla non meno torbida laguna veneziana, dove Guillermo Del Toro si è beccato il meritatissimo Leone d’Oro.

Creature from the Black Lagoon fu girato in bianco nero, formato stereoscopico (il 3D delle origini che si vedeva con gli occhialini rossi e verdi). Film culto e campione d’incassi ebbe due seguiti: Revenge of the Creature (1955), sempre diretto da Arnold e The Creature Walks Among Us (1956), firmato da John Sherwood. Cliccando qui trovate parecchie informazioni sui film, sui costumi e sui trucchi, sugli attori e diverse curiosità: tra queste la citazione dell’esordio sullo schermo (nel terzo episodio della saga) di un giovanissimo Clint Eastwood, peraltro non accreditato nei titoli.

Inevitabile che un frammento così significativo dell’immaginario pop (ennesima declinazione della bella e la bestia) generasse cloni di ogni genere e livello, migrando dal cinema alla tv, dai fumetti ai gadget e che venisse usato in pubblicità. Compresi due spot – guarda caso riapparsi sulle nostre tv proprio in questi giorni di approdo veneziano.

Il primo che pubblicizza la marca di snack Fonzies e che vede l’anfibia creatura spassarsela (suona la chitarra e canta La cucaracha) sulla riva della palude assieme a un gruppo di ragazzi e ragazze.

L’altro, più recente, in cui il lucertolone/rospo va al supermercato, prende una cassetta di birra Heineken e la porta al chiosco in riva alla laguna, sperando serva da richiamo irresistibile per le prossime sue vittime.

 

 

 


Renato Pallavicini

giornalista e critico di cinema e fumetti