(Ri-)creazioni salentine tra musica, poesia e immagini. Aspettando il “Cinema del reale”

Viaggio in Puglia, nella Grecia salentina con “Suoni e visioni del Sud”, carovana promossa dalla Regione Puglia attraverso poesia, musica, gastronomia, fotografia in occasione della storica Fiera di San Giorgio a Corigliano d’Otranto (Lecce). Tra Alberi che cantano, sassi che parlano, castelli che volano e fotografi che vanno in bicicletta in cerca dei loro scatti. Aspettando il Festival del “Cinema del reale”…

Quercia Vallonea a Corigliano d’Otranto. Foto di Nader Ghavami

Alberi che cantano, sassi che parlano, castelli che volano e fotografi che vanno in bicicletta in cerca dei loro scatti. E poi lo chiamano “Cinema del reale“, sì la storica rassegna che da quindici anni sperimenta, mostra e restituisce nuovi immaginari in terra salentina, offrendo il meglio del documentario e della produzione d’autore, con Cecilia Mangini grande signora del documentario e altri nomi iconici della scena internazionale, come è accaduto con William Klein, fotografo e regista statunitense che è stato l’ospite d’onore della passata edizione del festival, diretto da Paolo Pisanelli.

Ebbene quello di cui stiamo per raccontarvi è un viaggio, un tour tra i comuni della Grecìa salentina en attendant l’edizione numero XVI della kermesse che si svolgerà il prossimo luglio, tra l’altro, proprio nel Castello volante di Corigliano d’Otranto (Lecce), storico luogo della città riconsegnato alla cittadinanza sotto forma di laboratorio multidisciplinare, per far dialogare storia, architettura, fotografia, scrittura, creazioni musicali, cibo e artigianato con sguardo sul presente.

È qui, infatti, che ha trovato la sua base Suoni e visioni del Sud, una carovana di giornalisti, blogger e influncer che la Regione Puglia ha promosso, l’ultima settimana del mese di aprile 2019, in occasione della Fiera di San Giorgio, ritrovata festa paesana con sfilata di carri, mercato, prodotti artigianali, mostra di animali, musica in piazza e immancablie pizzica.

Così da evocare, a distanza di secoli, la leggendaria vittoria del Santo contro il drago, che proprio lì su quella piazza di Corigliano intitolata alle vittime di mafia, sembra offrire il suo messaggio di speranza contro i draghi di oggi, attraverso quel murales con le silhouettes di Falcone e Borsellino che ricordano: “se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un icubo”.

Draghi di ieri e di oggi, insomma, passato e presente che si intrecciano, la memoria che fa da filo rosso ad ogni racconto. Come quello in immagini, straordinarie, consegnate ai posteri da Giuseppe Palumbo, fotografo in bicicletta che la sua terra, il Salento, l’ha immortalata dal 1907 al 1959, cogliendo gli sguardi dei braccianti, le fatiche dei campi, le campagne e le piazze dei paesi. E ancora, le presenze preistoriche del territorio, dolmen e menhir che ha “catalogato” con infinita pazienza da archeologo, segnalandone anche alle autorità dei tempi lo stato d’abbandono e degrado. Come ci racconta la figlia in un doc che tiene insieme il grande lavoro del padre, ora ospite del Castello volante, dopo la bella mostra romana al Museo delle Civiltà ‒ Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari, che si è conclusa con una “biciclettata” per il pubblico all’interno degli spazi espositivi.

Sperimentazioni, visioni e suoni, dicevamo. Suoni, anzi canto e musica, inattesi come quelli della Quercia Vallonea, sempre a Corigliano d’Otranto. Quattrocento anni in quel cortile, silenziosa, a soleggiare infinite popolazioni ed oggi scoprire la sua voce attraverso il progetto Plants Dub, con il dj Dubin e quel suo particolare strumento che tira fuori musica dalla linfa, improvvisando un concerto per sole foglie, per il pubblico incantanto intorno al tronco.

O poco più in là scoprire “le pietre che parlano” nell’originaria lingua grica salentina – ancora un progetto tra Regione Puglia e comune di Corigliano -: canzoni, poesie, storie raccontate dagli stessi abitanti della città, anziani, ragazzi che danno vita ai luoghi storici attraverso una app scaricabile sul cellulare. A ribadire ancora una volta la connessione tra tradizione e contemporaneo attraverso la sperimentazione, la curiosità della scoperta.

Fino a quelle Ricette scumbenate, benedette anche da Don Pasta, servite a “occhi chiusi” da Gigi, nel fantastico palazzo Mandurino, nel piccolo borgo di Zollino, dove tutti gli ospiti  bendati hanno improvvisato una tradizionale panzanella con pomodoro e origano. Per scoprire che ad “occhi chiusi” si può vedere, ascoltare e persino fotografare in modo diverso, come ci mostra il nostro cuoco che la vista l’ha persa da tanto tempo. Provare per credere, sono Suoni e visioni del Sud.