Adamo ed Eva on the road oltre il muro di Berlino. La sorpresa della Sic
Passato alla Settimana della critica, “Adam und Evelyn” che il tedesco Andreas Goldstein ha tratto dall’omonimo bestseller di Ingo Schulze (pubblicato da Feltrinelli). Attraverso l’on the road di una giovane coppia del’Est, il racconto dell’estate epocale dell’89, preludio al crollo del muro di Berlino. Alla rincorsa del “frutto proibito” offerto dall’Occidente, ma interrogandosi dove sia davvero il paradiso …
Immaginatevi un giardino dell’Eden dove lui, Adamo, cuce eleganti vestiti per belle signore e lei, Eva, gli sta accanto dedicandosi alla lettura. Immaginatevi però che lui, proprio come l’affascinate Daniel Day-Lewis de Il filo nascosto, sia un amante compulsivo che proprio non sa rinunciare alle sue clienti e lei, esasperata dai tradimenti, decide di andarsene approfittando delle vacanze estive.
Nulla di straordinario, direte voi – e anche noi – se non fosse che tutto questo si svolge in un’estate molto particolare, per la vecchia Europa e per il mondo intero. Quella del 1989, quando il “frutto proibito” dell’Occidente è apparso, per la prima volta, a portata di mano all’intero pianeta costretto al di là della cortina di ferro. Che di lì, a poco, a novembre, sarebbe caduta sotto i colpi di piccone tirati dai cittadini tedeschi di Est ed Ovest, ri-uniti, contro il muro di Berlino.
Questa è l’originale chiave di lettura di quei giorni, offerta da Adam e Evelin, fortunato romanzo (Feltrinelli) di Ingo Schulze, scrittore tedesco di Dresda tra i più celebrati, ed ora anche film per la regia di Andreas Goldstein, navigato produttore cinematografico e qui al suo (tardivo) debutto da regista presentato alla Settimana della critica veneziana.
Eccoci dunque di fronte agli epocali cambiamenti, narrati dalla prospettiva privata di questa giovane coppia in crisi. Evelin (Anne Kanis) in fuga-vacanza verso l’Ungheria (al momento dell’apertura delle frontiere con l’Austria), insieme ad un’amica e l’avvenente cugino dell’Ovest e Adam (Florian Teichtmeister) ad inseguirla con la sua vecchia auto e poco desiderio di passare ad Occidente, diversamente invece dalla sua amata.
Il risultato è un delicato, mai scontanto, né schematico on the road sentimentale attraverso le aspettative, i desideri e le incertezze, soprattutto, di quella generazione. Il passaggio dal regime comunista al miraggio della libertà assoluta. E nel mezzo ci sono ragazze nascoste nel cofano dell’auto per passare la frontiera e repertorio audio che ritma a poco a poco il grande esodo di quell’estate dei cittadini della DDR verso l’Ungheria e poi l’Austria.
Intanto la giovane coppia, come tanti loro coetanei si interroga, con pochissime parole, su dove sia realmente il paradiso. C’è “troppo di tutto” dice Adam pensando al loro futuro in Occidente. Mentre Evelin alla finestra della loro nuova casa, completamente vuota, completamente da costruire, si augura almeno che da quel momento non dovranno più temere nuove guerre. Vana speranza per un finale amaro e malinconico.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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