Addio Lina Wertmüller la Gian Burrasca del cinema italiano. Che ha stregato il mondo
Scomparsa a Roma (dove è nata il14 agosto 1928) Lina Wertmüller. È stata la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia. Premio che ha poi ricevuto alla carriera nel 2019. Gli occhialini bianchi e i titoli dei suoi film dalla lunghezza fluviale l’hanno resa un’icona pop. Mentre le sue commedie graffianti e grottesche hanno segnato non solo il cinema italiano. Tanti gli adattamenti soprattutto per la tv. Tra cui “Il giornalino di Gian Burrrasca” da Vampa che le ha regalato la popolarità nei Sessanta …
Ci sono due cose che al di là dei suoi meriti artistici l’hanno trasformata in una vera icona pop: gli occhialini bianchi e i titoli dei suoi film dalla lunghezza fluviale.
Ed ora che se n’è andata, il 9 dicembre a 93 anni, Lina Wertmüller è raccontata dall’intero universo mediatico, social in testa, soprattutto attraverso queste sue peculiarità. Oltre, ovviamente, che per essere stata la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia. Premio che ha poi ricevuto alla carriera nel 2019.
Eppure se c’è un personaggio che più di tutti ha incarnato la sua personalità di eterna ribelle, carattere forte, battuta sempre pronta e ironia graffiante è sicuramente quel ragazzino nato dalla penna di Vampa a inizi ‘900. Quel Giannino Stoppani, alias Gian Burrasca che col volto lentigginoso di una giovanissima Rita Pavone, ha fatto cantare La pappa col pomodoro all’Italia intera inchiodata agli schermi tv della Rai monocolore e monocanale dei primissimi Sessanta.
Prima c’erano stati il teatro dei burattini con la guida di Maria Signorelli, poi quello con la premiata ditta Garinei&Giovanni, i set di Fellini (La dolce vita e 8 ½) come aiuto regista e ancora, nel ’63, il debutto nel cinema, folgorante, con I basilischi in cui già mette a fuoco, in quel Sud che appartiene alle origini paterne (un aristocratico della provincia di Potenza), pregiudizi, apatie e ipocrisie dei giovani vitelloni meridionali.
Sarà Il giornalino di Gian Burrasca, però, in onda dal 19 dicembre 1964 al 6 febbraio 1965, replicato a più riprese ed ora disponibile su RaiPlay a fare dell’allora 36enne Lina Wertmüller una regista popolare, ricercata dai produttori e dal pubblico.
Popolarità che crescerà coi musicarelli (Rita la zanzara, Non stuzzicate la zanzara sempre con Rita Pavone) e a seguire proprio con quei titoli fluviali (Mimì metallurgico ferito nell’onore, Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza”, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto) coi quali la regista romana si consacra regina del grottesco.
Anche grazie al sodalizio artistico con Giancarlo Giannini e Mariangela Melato duttili interpreti di questi suoi affreschi che, di volta in volta, ritraggono un’Italia “gaudente eppur cattolica, scugnizza ma anche insopportabilmente borghese, metallurgica e padronale”.
Con Pasqualino Settebellezze, nel 76, fa innamorare Hollywood. Ad allora risale la nomination all’Oscar come miglior regista. Mentre il film diventa un culto assoluto non solo in America. Persino a Tokyo incontra dei fan che sanno a memoria le battute, racconta lei stessa in un’ intervista (a la Repubblica).
Inarrestabile Lina Wertmüller nei Novanta forma nuovi sodalizio artistici. Da quello con Sophia Loren nascono gli adattamenti tv di Sabato, domenica e lunedì di Eduardo e Francesca e Nunziata dall’omonimo romanzo storico di Maria Orsini Natale. Con Paolo Villaggio ancora un adattamento: Io speriamo che me la cavo dal romanzo-caso di Marcello D’Orta, il maestro della “sgarrupata” scuola della periferia di Napoli. Città che torna ancora in Ninfa plebea dal romanzo al femminile di Ermanno Rea.
Sposata con Enrico Job, scenografo e costumista col quale ha adottato l’amatissima figlia Zulima, Lina Wertmüller ha sempre raccontato di sè, con un certo orgoglio di essere “stata addirittura cacciata da undici scuole”. Una vera Gian Burrasca, insomma. Il cui giornalino l’ha scritto attraverso una ricchissima filmografia lunga sessant’anni e che è piacevole ritrovare tra aneddoti e ricordi in Tutto a posto niente in ordine. Vita di una regista di buonumore, sua autobiografia pubblicata da Mondadori una decina di anni fa.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
23 Marzo 2022
La Lady D di Pablo Larrain ha perso la bussola. E arriva in sala
In sala dal 24 marzo (per 01) "Spencer", l'atteso film di Pablo Larrain sulla…