Anche Antonio Pennacchi. Ci lascia un altro uomo del 900 e dintorni che come Ugolini ha raccontato il mondo operaio
Sono usciti di scena lo stesso giorno (il 3 agosto) due uomini del Novecento e dintorni che hanno davvero dedicato la loro vita alla lotta operaia. Bruno Ugolini a cui rende omaggio Roberto Roscani in questo magnifico ricordo. E Antonio Pennacchi, lo scrittore-operaio di “Mammut” e di quel “Fasciocomunista” diventato un bel film di Daniele Luchetti (“Mio fratello è figlio unico”)…
Con straordinaria sincronicità sono usciti di scena lo stesso giorno due uomini del Novecento e dintorni che hanno davvero dedicato la loro vita alla lotta operaia. Lotta seguita e portata avanti da entrambi con due soli strumenti: appassionata partecipazione a sindacato e partiti & scrittura, arma a volte più forte e duratura. Come può capitare alla letteratura.
Bruno Ugolini ci ha lasciato dopo due anni di straziante malattia. Era un uomo gentile, colto e riservato. Bresciano del ’35, figlio di uno scrittore, si è spento a Roma dove si era trasferito con L’Unità nelle stanze del “sindacale”, come ha ben ricordato Roberto Roscani.
A non molti chilometri di distanza, in quella sua unica città che continuava a chiamare Littoria, dopo un quarto di secolo dal suo primo infarto, se n’è andato a 71 anni anche Antonio Pennacchi il “letterato proletario”.
Figlio di papà umbro e madre veneta (spinti da Mussolini a popolare e bonificare la pianura pontina), ribelle, ironico e “incazzoso”, non ha mai attenuato, nemmeno con l’età, la sua natura incandescente di “umore rovescio” che la sua mamma definiva catabrighe dove quel cata nel Nord est austroungarico sta per raccatta.
E lui di brighe in vita sua ne ha raccattate parecchie.
A cominciare dalla Fulgarcavi fabbrica di Latina (ora Alcatelcavi) dove operaio-sindacalista per molti anni (forse 30) ha lavorato, buttando giù, durante la notte con penna e fogli di carta, il suo Mammut primo romanzo autobiografico che, prima di esser pubblicato da Donzelli nel ’94, era riuscito, in 8 anni, ad ottenere 55 rifiuti da parte degli editori.
Che infatti avevano sbagliato.
Seguirà poi Palude, l’anno dopo. Dove palude non allude a un acquitrino infestato da zanzare, ma un signore infartato.
Come purtroppo l’anno dopo capiterà anche a lui.
Nel 2003 Mondadori gli pubblica il Fasciocomunista. Un successo che col bel film Mio fratello è figlio unico, interpretato da Elio Germano, Riccardo Scamarcio, Luca Zingaretti e diretto da Daniele Luchetti, avrà non solo riconoscimenti in sala ma anche al Festival di Cannes. Fatto che al nostro implacabile scrittore non impedì di alterarsi perché la sceneggiatura aveva modificato qualcosa del suo libro.
Nel 2010 con Canale Mussolini vincerà il Premio Strega. Epopea che avrà un seguito o parte seconda nel 2015. Seguono a ruota Il delitto di Agora e l’ultimo: La strada del mare pubblicato l’anno scorso.
Tutti libri incentrati sulla fatica di vivere in quella terra promessa: L’agro pontino dove ora i Sikh han preso il posto degli emigranti veneti, friulani, umbri, emiliani del secolo scorso. Storie di famiglia e personali che raccontano uomini che sono passati da un partito o sindacato all’altro accumulando delusioni.
Ma continuando a ribellarsi, come ha fatto lui espulso dai fascisti, dai socialisti, dai maoisti, dal Pci.
Ora Littoria-Latina è in lutto cittadino per la sua scomparsa.
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