I “cagnacci” di Schrader si scatenano in sala
In sala dal 13 luglio (per Altre storie) “Cane mangia cane”, l’adattamento dell’omonimo bestseller di Edwar Bunker firmato da Paul Schrader, presentato a Cannes 2016. Una cavalcata pulp – faticosa – con Nicolas Cage e Willem Dafoe che guarda a Tarantino per il quale lo scrittore culto americano ha vestito i panni dell’indimenticabile Mister Blu de “Le iene”.
La Quinzaine des réalisateurs, la sezione sessantottina del festival di Cannes, se l’è aggiudicato come chiusura “col botto” dell’edizione 2016. E del resto non sarebbe passato certo inosservato Paul Schrader che per il suo ritorno – dopo le sfortune produttive e creative de Il nemico invisibile – sceglie di mettere le mani, anzi l’obiettivo, su un irregolare da culto, che è stato falsario, trafficante di droga, rapinatore e che di tutto questo ha saputo fare grande letteratura, ispirando intere generazioni di scrittori.
Stiamo parlando, infatti, di Edwar Bunker, il Mister Blu de Le iene di Tarantino, il re della narrativa crime americana, ex galeotto, sceneggiatore osannato ad Hollywood ed interprete, diretto fra gli altri, da Walter Hill (I cavalieri dalle lunghe ombre), e Konchalovsky (A 30 secondi dalla fine, con nomination all’Oscar come coautore della sceneggiatura).
E il libro in questione, da cui il film, è pure un bestseller: Cane mangia cane del 1995 (edito in Italia da Einaudi) definito da un signore che di noir se ne intende come James Ellroy “il miglior romanzo mai scritto sulla rapina a mano armata”.
Di questo, infatti, tratta il film del regista di American Gigolò e Affliction, che qui (ricavandosi anche una parte) torna ad immergersi in una materia a lui molto congeniale, chiamando a raccolta i suoi volti “feticcio”: Nicolas Cage e Willem Dafoe, a cui si aggiunge Christopher Matthew, conducendoli con divertita ironia in questa cavalcata pulp attraverso le vite di tre delinquenti, “cagnacci” imbranati e strafatti, incapaci di farne una giusta.
Appena usciti di galera, infatti, i tre uomini disperati si vedono offrire un lavoro da un boss della mafia messicana. Nessuno di loro vuol rishiare di tornare dietro alle sbarre, ma questo è un lavoro facile, facile. L’ultimo per potersi poi ritirare per sempre. Devono rapire il figlio di un altro boss che tenta di mettersi di traverso negli affari del loro capo… Neanche a dirlo, il terzetto di scoppiati, riuscirà a mandare tutto all’aria finendo nel mirino di poliziotti e malavitosi, diventando i ricercati numero uno.
Paul Schrader, sceneggiatore di Taxi Driver e tanto altro Scorsese, qui si diverte a giocare col genere, inzeppando il fim di citazioni, dialoghi ad effetto, costruendo personaggi estremi, tra sparatorie, sgozzamenti, grottesco, luci al neon, night club, alcool, droghe e rock’n’roll. Insomma, tanto Tarantino. Eppure lontano anni luce dai “cagnacci” de Le iene. Peccato.
Gabriella Gallozzi
Giornalista e critica cinematografica. Fondatrice e direttrice di Bookciak Magazine e del premio Bookciak, Azione!. E prima, per 26 anni, a l'Unità.
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