Il mondo circostante il mondo di Federico. Nel libro di Bertozzi dedicato a Fellini (e presentato al MIAC)

Settimo appuntamento di “Libri al MIAC” dedicato a Federico Fellini e alle sue influenze col testo “L’Italia di Fellini: Immagini, paesaggi, forme di vita di Marco Bertozzi (Marsilio). Una riflessione su cosa ha dato e cosa ha preso dal nostro Paese il grande regista romagnolo…

Quando si parla di chi ha creato un immaginario vastissimo, come Federico Fellini, la preposizione è sempre di : il mondo di Fellini, di Chaplin, di Tarantino e così via. Poche volte insomma, specie se se ne parla a posteriori, si parla del mondo con, ossia dell’universo e delle innumerevoli contingenze storico-culturali a cui pure le grandi menti, come quella di Fellini, hanno attinto in grande quantità.

Insomma, se hai creato un mondo è difficile credere che il mondo possa avere, in qualche misura, creato te. Il volume di Marco Bertozzi, L’Italia di Fellini: Immagini, paesaggi, forme di vita (Marsilio), si concentra invece proprio sulla “scenografia” che ha circondato la vita del grande regista romagnolo. E il MIAC, attentissimo alle pubblicazioni cinematografiche come suo solito, ha giustamente scelto questo libro per il suo settimo appuntamento online.

D’altronde, Cinecittà è e rimarrà sempre il regno di Federico Fellini. Bertozzi racconta che ultimato La dolce vita, girato ricostruendo via Veneto completamente in studio, il regista torna nella via reale e, scherzosamente, si lamenta: «diceva che lì non poteva esercitare il potere dispotico a cui era abituato». Ma se per gli studi romani era quasi inevitabile che nascesse l’amore, meno ovvio era l’amore verso l’EUR, il quartiere voluto dal fascismo che volle come set di molti film, «era il carattere effimero e da quinta teatrale che lo attraeva nel quartiere».

I riferimenti alla letteratura si sprecano e non è strano, essendo le due sfere molto fuse tra loro (noi di Bookciak lo sappiamo bene), in particolare nel cinema italiano di quegli anni. Nella conversazione si ricordano I misteri d’Italia di Buzzati, che tanto devono a Fellini, e il rapporto con Pasolini, che il regista volle come sceneggiatore per Le notti di Cabiria. Un rapporto non sempre idilliaco, con scontri anche duri, soprattutto nel caso della produzione di Accattone, ma «la loro unione costituisce il racconto più preciso dell’Italia contemporanea».

C’è poi, ovviamente, il rapporto e l’apporto che Fellini ha dato e avuto dal nostro Paese in generale. Se da un lato dai suoi film «emerge l’inconscio italiano», dall’altro c’è la sfiducia verso una «modernità igienicamente perfetta». Secondo Bertozzi la Romagna è la terra di confine tra due visioni: una rigida nell’impegno e nelle norme, l’altra impregnata del concetto di incontro. «Fellini, più che alla legge, crede all’umanità», spiega.

Tra gli altri appuntamenti di “Libri al MIAC” ricordiamo quelli dedicati a Giulietta Masina, Cosa Nostra, Michelangelo Antonioni, Ettore Scola e all’archivio dell’Unità.