“Io capitano” fa il pieno ai David 2024. A Bellocchio il miglior adattamento

Ai David 2024 trionfo per Matteo Garrone, “Io capitano” vince sette premi, tra cui miglior film e miglior regia. “Rapito” di Marco Bellocchio è la miglior sceneggiatura adattata, assieme ad altre quattro statuette. Paola Cortellesi si ferma a cinque David, tra cui miglior attrice protagonista e miglior esordio. Sorpresa Palazzina Laf di Michele Riondino, premiato tre volte. Si glissa, invece, sui David tecnici: presentati in altri studi e con i candidati girati di spalle o abbarbicati su una scala. Non manca di farlo notare il premiato Sergio Ballo, in un furente e pittoresco intervento diventato virale sui social. Ed è polemica …

Si chiude con l’appello a un’Europa «che accolga e integri le persone che arrivano», l’edizione 2024 dei David di Donatello. Lo lancia, dal palco del miglior film, Mamadou Kouassi, l’ispiratore di Io capitano di Matteo Garrone. Poco prima, Kouassi era stato anche l’unico a citare direttamente il conflitto in Medio Oriente: «Basta morti in Palestina».

Per Garrone il risarcimento post Oscar è servito: miglior film e miglior regia, le due statuette più ambite. Assieme a quelle, un buon numero di premi tecnici, dal miglior montaggio per Marco Spoletini alla miglior fotografia per Paolo Carnera, passando per il miglior suono e i migliori effetti visivi. Nonché l’inossidabile miglior produttore a Rai Cinema, stavolta assieme ad Archimede, Tarantula e Pathé.

Rapito di Marco Bellocchio riceve invece cinque statuette, per il regista c’è quella alla miglior sceneggiatura adattata (il film è tratto da Il caso Mortara di Daniele Scalise), condivisa con Susanna Nicchiarelli. «Finché la testa mi funziona voglio continuare a fare film», ha detto Bellocchio, ormai un habitué dei David. Ai suoi collaboratori invece i premi alla miglior scenografia, trucco, acconciatura e costumi.

Esce dunque sconfitta Paola Cortellesi, se di sconfitta si può parlare con sei statuette portate a casa. Il suo C’è ancora domani è stato il caso cinematografico dell’anno e ha raccolto infatti entrambi i premi relativi al pubblico: il David Giovani, assegnato da una platea di liceali, e il David dello spettatore, assegnato al miglior incasso della stagione.

Cortellesi ha ricevuto poi il premio alla sceneggiatura originale (con Giulia Calenda e Furio Andreotti), alla miglior attrice protagonista e alla miglior esordiente. Dal palco, la regista ha scherzato: «È tutto un magna magna, anticipo i discorsi di domani perché li condivido». Unico premio al film non andato direttamente a lei è quello alla miglior attrice non protagonista, assegnato a Emanuela Fanelli, al secondo David consecutivo nella stessa categoria.

La sorpresa di serata si è rivelata Palazzina Laf, il film di Michele Riondino sul reparto punitivo dell’Ilva di Taranto. Sia il regista stesso che Elio Germano ricevono il premio per la loro interpretazione, per Riondino da protagonista e per Germano da non protagonista. Si somma poi anche il David alla miglior canzone originale per Diodato, anche lui alla seconda vittoria nella categoria.

Consegnati anche i David già annunciati. In primis i due alla carriera, assegnati al compositore Giorgio Moroder, una leggenda della musica elettronica, e a Milena Vukotić, che nel ritirarlo ha voluto ricordare Federico Fellini. Non è mancato l’omaggio al maestro riminese (la cerimonia si svolgeva nel “suo” Studio 5) di Vincenzo Mollica, che ha ritirato il David Speciale: «il primo a un cronista», ha specificato con orgoglio.

C’è gloria anche per Mario Martone, premiato per il suo documentario dedicato a Massimo Troisi, Laggiù qualcuno mi ama. E per i Subsonica, autori della colonna sonora di Adagio di Stefano Sollima. Mentre miglior cortometraggio è invece The Meatseller di Margherita Giusti.

A bocca asciutta Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti e La chimera di Alice Rohrwacher. La regista umbra può consolarsi con il discorso della collega Justine Triet, premiata al miglior film straniero per Anatomia di una caduta: «La amo follemente, ho una passione per i suoi film». Più ingrata la serata di Moretti, costretto anche a essere protagonista di un paio di gag.

La cerimonia va infatti in onda in pieno stile Rai, col tentativo maldestro di farne un programma di varietà. Ben quattro stacchetti musicali, in buona parte senza nessun collegamento col contesto. Tempo rubato ai premi, tanto che si glissa su quelli tecnici: presentati in altri studi e con i candidati girati di spalle o abbarbicati su una scala. Non manca di farlo notare il premiato Sergio Ballo, in un furente e pittoresco intervento andato virale sui social.

Dall’anno prossimo, annuncia la presidente dei David Piera De Tassis, le statuette aumenteranno, sulla scia degli Oscar si aggiungerà il premio al miglior casting. Un motivo in più ripensare un poco il programma e dare il giusto spazio a ciascuno, perché degli Oscar si prendano solo le buone idee e non il resto.