Trionfa “Oppenheimer” agli Oscar senza sorprese. Ma c’è tanta (buona) letteratura anche con “La zona d’interesse”
A Los Angeles gli Oscar rispettano le attese. Pioggia di premi per “Oppenheimer” di Cristopher Nolan. Il miglior film straniero è il magnifico “La zona di interesse” di Jonathan Glazer (il regista è stato anche l’unico a pronunciarsi sul conflitto a Gaza), mentre “Io Capitano” di Matteo Garrone non riesce nell’impresa. “Povere creature” di Yorgos Lanthimos deve accontentarsi delle statuette tecniche, eccezion fatta per Emma Stone. I maggiori premi della notte più attesa passano quasi tutti dalla letteratura…
Tutto secondo i piani al Dolby Theater di Los Angeles, o quantomeno secondo le previsioni. Agli Oscar 2024, come ampiamente anticipato, va in scena il trionfo di Oppenheimer di Cristopher Nolan.
Nei suoi venticinque anni di carriera, il regista britannico era diventato uno degli esclusi eccellenti della cerimonia hollywoodiana: appena tre candidature, di cui solo una alla regia. Da stanotte invece può vantare anche due delle statuette più ambite: miglior film e miglior regia.
Il cinema post pandemia cerca certezze e non resiste alla tentazione del blockbuster sul fisico dell’atomica, adattato dalla biografia di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Premiati anche i due principali interpreti: Cillian Murphy come protagonista e Robert Downey Jr. come non protagonista. E oltre a loro anche la montatrice Jennifer Lame, l’autore della fotografia Hoyte van Hoytema e la colonna sonora di Ludwig Göransson.
Sul fronte femminile, era la categoria miglior attrice protagonista la più contesa, con Emma Stone e Lily Gladstone che si erano sin qui equamente spartite i premi precedenti agli Oscar. L’ha spuntata Stone che ha ottenuto il secondo premio della sua carriera. Nessuna sorpresa invece sul fronte dell’attrice non protagonista, assegnato come da previsioni a Da’Vine Joy Randolph per The Holdovers.
Nonostante la vittoria di Emma Stone, il Leone d’oro Povere creature di Yorgos Lanthimos, adattato dal romanzo omonimo di Alsdair Gray, è forse il vero sconfitto della serata. Una sola statuetta tra quelle più in vista, compensata dai molti riconoscimenti tecnici: migliori costumi, trucco, scenografia.
Anche la difficilissima corsa di Io Capitano di Matteo Garrone si chiude prevedibilmente senza Oscar. Miglior film straniero è il britannico La zona di interesse di Jonathan Glazer (nella foto), tratto magnificamente dal romanzo omonimo di Martin Amis, film premiato anche per il sonoro. Quello di Glazer è stato oltretutto l’unico discorso ad aprire una finestra sul conflitto a Gaza: “siamo qui come uomini che rifiutano una occupazione che ha portato alla guerra per tante persone innocenti, sia che siano le vittime del 7 ottobre o dell’attacco in corso a Gaza”.
Più spazio, ma non c’è da stupirsi, per la guerra in Ucraina. Il documentario sull’assedio a Mariupol, 20 Days in Mariupol, diretto da un team di giornalisti dell’Associated Press, vince la statuetta della categoria. Mentre sorprendentemente è un video di Alexey Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin morto in prigionia, ad aprire il segmento in memoriam, dedicato alle figure morte nel corso dell’anno. La politica si ferma qui, se non per una piccola frecciatina ironica del presentatore Jimmy Kimmel a Donald Trump.
Per Matteo Garrone non c’era quasi partita e ce ne sarebbe stata ancora meno se la Francia non avesse scelto di affossare, per ragioni politiche, la candidatura della Palma d’oro Anatomia di una caduta di Justine Triet. A risarcire la regista francese ci ha pensato l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale, vinto in coppia assieme al compagno Arthur Arari.
La vera sorpresa della nottata, nonostante negli ultimi giorni si fosse parlato a lungo delle chances del film, è stato il premio alla miglior sceneggiatura non originale. Vincitore è stato Cord Jefferson, che ha adattato il romanzo Erasure di Percival Everett in American Fiction.
Dal palco si è molto scherzato, in perfetto stile Hollywood, sulle mancate nomination a Greta Gerwig e Margot Robbie, regista e attrice di Barbie. Il film ha dominato il botteghino mondiale, ma non ha trovato successo nelle candidature. Unico premio, anche questo attesissimo, alla miglior canzone, vinto (ed è la sua seconda volta) da Billie Eilish.
C’è stata infine gloria anche per il Giappone. Hayao Miyazaki ha vinto per la seconda volta la statuetta per il miglior film d’animazione con il suo Il ragazzo e l’airone (un quasi adattamento), una vittoria che si somma anche all’Oscar onorario del 2015. Tutto nipponico era inoltre il team degli effetti speciali di Godzilla Minus One, anch’esso vincitore.
Ultimo ma non ultimo tra i letterari, premiato anche Wes Anderson come miglior cortometraggio, grazie al suo La meravigliosa storia di Henry Sugar, parte del gruppo di corti realizzati da Anderson a partire da racconti di Roal Dahl.
Gli Oscar 2024 si chiudono quindi senza particolari sovvertimenti dei pronostici, ma confermano il trend di sempre maggior saldatura tra cinema e letteratura.
Tobia Cimini
Perditempo professionista. Spende il novanta percento del suo tempo leggendo, vedendo un film o ascoltando Bruce Springsteen. Nel restante dieci, dorme.
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